C’è un aspetto fondamentale nella vita di Santa Chiara che fa di lei la pioniera di tutte le donne nella storia.
Ispirata alla forma di vita del Santo Francesco d’Assisi, Santa Chiara fece ciò che le conferisce un primato.
L’illustre fonte storiografica rappresentata dalle Fonti Francescane ci restituisce, in toto, l’esperienza di vita di Santa Chiara e delle monache Clarisse. Uno spunto di riflessione ci viene poi restituito dal portale Bibbia Francescana, che ricorda come il fulcro dell’esperienza delle Clarisse si concentra proprio nel “cuore” dell’opera, ovvero al capitolo sesto. Questa sezione della Regola di Santa Chiara è stata rinominata dalle Fonti Francescane con il seguente titolo: “Del non avere possessi”.
Com’è noto, l’esperienza di San Francesco è stata (ed è tuttora) fonte di ispirazione per molte esperienze di vita. Così accadde per Chiara, quasi coetanea del Poverello d’Assisi. Chiara volle intraprendere questo tipo di esperienza con la caparbietà e la determinatezza che sempre la contraddistinse. La Santa decise di abbracciare il modello di vita francescano con una sola differenza, ricordata anche dalla fonte. Francesco fece del mondo il suolo presso cui annunciare la vita evangelica. Santa Chiara fece suo il modello di vita evangelico all’interno del monastero.
Come accennato, con questo titolo si concentra l’essenza dello spirito francescano e, dunque, della Santa di Assisi. Riprendendo le parole del poverello, Chiara scrisse in questo capitolo: “Io [Frate Francesco] prego per voi. mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa Santissima vita e povertà. E guardate con grande cura di non allontanarvi mai da esa, in perpetuo e in nessuna maniera, per insegnamento o consiglio di alcuno” (da Fonti Francescane, Regola di Santa Chiara).
La regola di Santa Chiara fu approvata da Papa Innocenvo IV il 9 agosto del 1253. Si tratta, in assoluto, della prima regola scritta da una donna per delle donne. Di questo grandissimo documento dalla grande portata storica e religiosa, se ne conserva ancora l’originale, insieme agli altri ricordi all’interno della Basilica di Assisi.
La Regola fu scritta meditando su un disegno di vita “assolutamente privo di garanzie per il domani”, ma (questo è l’elemento fondamentale) radicata unicamente nella fede, vero vessillo di speranza e di fiducia. Si tratta di uno “spalancarsi di fronte a Dio”, con la fiducia dei piccoli. Ma, soprattutto, una fede illimitata nelle “promesse evangeliche” fatte ai poveri, in cui Chiara crede senza se e senza ma, e fa di lei un vero modello a cui guardare.
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