La Quaresima ci porta a riflettere, anche, sulla sofferenza di Gesù in Croce. E, alcuni Santi e Sante hanno vissuto, con lui, questo dolore.
I Santi hanno “portato la croce e le piaghe di Cristo” nel corso di tutta la loro vita.
E insieme a lui, nei momenti più forti dell’anno liturgico hanno rivissuto la sofferenza e il dolore della croce. Santa Gemma Galgani, di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita, 12 marzo 1878, ha amato Gesù fino a soffrire con lui.
Gesù ha scelto alcuni Santi per portare la sua croce e le sue piaghe. In loro ha visto una forza d’animo e di fede più grande degli altri, un totale e pieno abbandono e piena fiducia in Lui. Per questo ha fatto loro “dono” delle stimmate, le stesse che i chiodi della croce e la lancia nel costato, hanno creato a lui.
Santi e Sante che hanno detto il loro SI a quel dolore più forte degli altri ma, volgendo gli occhi a lui, hanno sentito che quello non era un dolore, ma un segno di vicinanza maggiore a Cristo, in particolare durante alcuni momenti dell’anno liturgico.
Fra questi Santi vi è, anche, Santa Gemma Galgani, mistica legata all’ordine dei Passionisti, vissuta tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Non appartenne mai a quest’ordine, ma la sua spiritualità ne fu sempre conforme.
Rimasta orfana di madre a soli 7 anni, cresciuta con i fratelli e il padre, ha studiato presso le Suore Oblate dello Spirito Santo. Fu rifiutata da molti monasteri, ma venne adottata dalla ricca famiglia Giannini che le offrì vitto e alloggio nella propria casa, a Lucca. Qui visse gli ultimi anni della sua vita, assistita spiritualmente da Monsignor Volpi, suo confessore, e dal passionista Germano Ruoppolo.
Affetta da tubercolosi, venne allontanata dall’abitazione dei Giannini e condotta in una casa vicina, dove morì a 25 anni. Solo dopo la sua morte, si diede inizio alla costruzione di un monastero di Passioniste a Lucca, come ella aveva tanto desiderato.
“Gesù, Gesù, fammi prender parte a tutti i tuoi dolori. Soffrire amando, soffrire per Gesù che si ama, e morire soffrendo per Gesù” – diceva Santa Gemma. Fu quell’8 giugno del 1899, alla vigilia della Festa del Sacro Cuore, che la giovane ricevette il dono delle Stimmate. Da quel giorno, ogni settimana, puntualmente comparivano.
Fu la stessa Santa a trascrivere, per obbedienza, gli avvenimenti riguardanti quel “misterioso fenomeno”: “Il giorno 8 giugno 1899, dopo la Comunione, Gesù mi avvisò che quella sera stessa mi avrebbe fatta una grazia grandissima. Il giorno stesso andai poi a confessarmi e lo dissi a Monsignore, e rispose che stessi bene attenta a riferirgli dopo ogni cosa. Eravamo alla sera: tutto ad un tratto, più presto del solito mi sento un intenso dolore dei miei peccati.
Ma lo provai così forte, che non l’ho più sentito; quel dolore mi ridusse quasi direi lì lì per morire. Dopo di questo mi sento raccogliere tutte le potenze dell’anima: l’intelletto non conosceva che i miei peccati e l’offesa di Dio; la memoria tutti me li ricordava, e mi faceva vedere tutti i tormenti che Gesù aveva patito per salvarmi; la volontà me li faceva detestare e promettere di voler tutto soffrire per espiarli”.
“[…] Al raccoglimento interno successe ben presto il rapimento dei sensi, ed io mi trovai dinanzi alla Mamma mia celeste […] Aperse il manto e con esso mi ricoprì. In quell’istante comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte, ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco che in un momento solo quelle fiamme vennero a toccare le mie mani e i miei piedi e il cuore.
Mi sentii morire, sarei caduta in terra, ma la Mamma mi sorresse, ricoperta sempre col suo manto. Per parecchie ore mi convenne rimanere in quella posizione. Dopo, la Mamma mia mi bacio nella fronte, e tutto disparve e mi trovai in ginocchio in terra, ma mi sentivo ancora un dolore forte alle mani, ai piedi e al cuore. Mi alzai per mettermi sul letto, e mi accorsi che da quelle parti, dove mi sentiva, usciva del sangue. Mi coprii alla meglio quelle parti, e, poi, aiutata dall’Angelo mio, potei montare sul letto” – continua nel suo racconto.
Santa Gemma, nella sua trascrizione, afferma che “quei dolori le recavano una pace perfetta. La mattina a stento potei andare a fare la Comunione, e mi misi un paio di guanti, tanto per nascondermi le mani.
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Non potevo reggermi in piedi; ad ogni momento credevo di morire. Quei dolori mi durarono fino alle ore 3 del pomeriggio di Venerdì, festa solenne del S. Cuore di Gesù”.
Le sue stimmate continuarono fino alla morte, comparendo il giovedi e scomparendo il venerdì. Ferite che sanguinavano ma che, poi, si richiudevano da sole il sabato, lasciando alla giovane solo dei piccoli segni. Dopo la sua morte, sul suo corpo sono rimasti questi segni, proprio nei punti dove erano apparse, per la sua breve esistenza, le stimmate.
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ROSALIA GIGLIANO
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