Santa Giacinta Marescotti apparteneva a una nobile famiglia. Entrò nel monastero di San Bernardino a Viterbo, luogo nel quale avvenne la sua conversione.
Santa Giacinta, al secolo Clarice, nacque a Vignanello (Viterbo) dal conte Marcantonio Marescotti e Ottavia Orsini, appartenenti alla nobiltà romana. La giovane Clarice ricevette una buona educazione, condividendo gli studi con le sorelle Ginevra e Ortensia, nel convento di San Bernardino a Viterbo. Clarice sognava il matrimonio e individuò nella figura del marchese Capizucchi l’uomo giusto per lei. Ma gli inconvenienti erano dietro l’angolo: suo padre scelse sì il marchese, ma per sua sorella Ortensia, la più giovane.
Santa Giacinta in monastero
Grande è la delusione per Clarice, che da quel momento diventa il vero e proprio flagello per la famiglia Marescotti. All’interno della casata, la giovane diviene insopportabile praticamente per tutti. Suo padre, nel 1605, decise di farla entrare in monastero, dalle Clarisse di San Bernardino, dove c’era già sua sorella Ginevra. Ivi, la giovane Clarice prese il nome religioso di Giacinta, tuttavia senza farsi monaca, ma scegliendo lo status di terziaria francescana. Lei si sente diversa dalle consorelle e vive una vita “di molte vanità et schiocchezze nella quale hero vissuta nella sacra religione” (Santa Giacinta).
La conversione
Il monastero di San Bernardino è un luogo speciale per la vita di Santa Giacinta. È qui che avvenne la sua conversione spirituale, la sua trasformazione interiore. Una grave malattia e alcuni lutti familiari hanno portato la Santa a riflettere sulla sua vita, facendole capire che le ricchezze di questo mondo sono quanto di più superfluo possiamo avere e così, dalla lussuosa cameretta che si era arredata in convento, passa a una cella misera, vivendo in completa povertà e penitenza.
Opere di carità
Dopo la conversione, la carità divenne il principio fondante del suo operato. Molti personaggi a lei vicini, ma che erano sempre stati lontani dalla fede, tornarono da lei facendosi collaboratori nell’aiuto verso i poveri e gli ammalati. Giacinta era rinata e lo aveva fatto abbracciando la vita in Cristo. La Santa si adoperò nell’organizzazione di istituti di assistenza, come quello dei “Sacconi” e quello degli “Oblati di Maria”.
Culto
Santa Giacinta morì, in completa povertà, a Viterbo, il 30 gennaio del 1640. Il suo corpo è esposto nella Chiesa del monastero di San Bernardino. Venne fin da subito acclamata come Santa dal popolo. La sua beatificazione avvenne nel 1726 e il processo di canonizzazione si concluse nel 1807, quando Papa Pio VII la proclamò Santa. Santa Giacinta è patrona di Vignanello (insieme a San Biagio). La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 30 gennaio, suo dies natalis.
Fabio Amicosante
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