Louise de Marillac nacque nel 1591, e dopo una prima metà della sua esistenza molto turbolenta, e incerta, trovò finalmente la sua strada. Con un’illuminazione.
Il padre apparteneva ad una delle più importanti famiglie della Francia, il che non le fece vivere un’infanzia in realtà particolarmente serena. Della madre infatti non vi era traccia. Ma era una bambina molto intelligente e saggia, e i primi studi li fece nel convento delle domenicane di Poissy.
A undici anni perdette però il padre, rimanendo orfana. Louise crebbe molto devota e a diciotto anni si preparava a entrare in convento, ma fu respinta a causa della sua salute cagionevole. Prese marito attraverso un matrimonio combinato, e nacque un figlio. Tuttavia Louise continuava a frequentare prelati e signori.
La donna non smise mai di vivere piena di scrupoli. I rimorsi per non essere riuscita a entrare in convento erano molti, e la sua vita era vissuta totalmente in balia di quelli che lei interpretava come peccati. Viveva in sostanza una vita in preda a una forte crisi spirituale.
In tutto ciò, il matrimonio piuttosto che un sostegno era diventato per lei una gabbia, una fonte di grande ansia e insicurezza. Cercava continuamente la salvezza fuori dalla sua relazione: nell’ascesi, nell’umiltà, nella rinuncia. Spesso, finiva per esagerare palesemente con questo atteggiamento.
Oltre a tutto ciò, l’attaccamento per suo figlio era diventato qualcosa al limite del paranoico. Molti autori la descrissero infatti in uno stato di continua nevrosi. La sua psicologia, in sostanza, risultava essere profondamente ferita dalla vita. Però a un certo punto incontrò diversi grandi santi. Due su tutti, San Francesco di Sales, e San Vincenzo de’ Paoli.
L’incontro con San Vincenzo de’ Paoli fu il più importante della sua vita. Ma la sua vera e grande illuminazione avvenne nel 1623. Le giunse infatti un segno dall’alto. “Compresi che sarebbe venuto un tempo in cui sarei stata nella condizione di fare i tre voti di povertà, castità e obbedienza, e questo assieme ad altre persone. Compresi che doveva essere in un luogo per soccorrere il prossimo, ma non riuscivo a capire come ciò si potesse fare, per il fatto che doveva esserci un andare e venire”, scrisse.
Forse, con un po’ di pazienza, avrebbe presto coronato il suo sogno di diventare una religiosa. Dopo quel messaggio, Louisa cominciò ad accettare con pazienza le circostanze della vita. Ovvero, stare a fianco di suo marito, che nel frattempo cadde gravemente malato.
Louisa lo assistette con grande carità e dedizione, e gli rimase a fianco per altri due anni, fino alla morte. Visse quel momento come una chiamata del Signore. Luisa divenne la vera compagna di San Vincenzo de’ Paoli, intravisto in una visione notturna senza sapere chi fosse, per le opere di carità sociale. La sua discrezione, saggezza e tenerezza fu proverbiale, e la sua attitudine era quella di richiamare continuamente all’amore di Dio verso ciascuno.
Tutto ciò le permetteva vincere il suo stesso moralismo, i suoi scrupoli continui e il ricordo incessante dei propri errori. La sua consolazione quotidiana era la “santa indifferenza” davanti a quello che Dio avrebbe voluto per lei. Bastava la pazienza. Nel frattempo, conobbe a fondo l’opera e il modo di lavorare di Vincenzo con i poveri.
Avvenne il miracolo: Louisa capì finalmente quale sarebbe stato il suo ruolo nella Chiesa. Sarebbe diventata la “Madre dei poveri”. Quando comunicò la sua intuizione a Vincenzo, lui le rispose che stava aspettando da tempo quel momento.
“Sì che acconsento, mia cara damigella, acconsento sicuramente. Perché non dovrei volerlo io pure, se Nostro Signore vi ha dato questo santo sentimento?… Possiate essere sempre un bell’albero di vita che produce frutti d’amore!”, fu la risposta.
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Così Louisa servì i poveri per tutta la vita, fino alla fondazione delle Figlie della Carità nel 1633, diretto da loro due per 27 anni, quando morirono entrambi a distanza di pochi mesi.
Giovanni Bernardi
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