Margherita Lotti (1370ca.-1457ca., Umbria) – questo il nome per esteso di Santa Rita da Cascia- nel trascorrere della sua vita, fu sposa, madre e poi Suora.
Tutti gli aspetti e i momenti della sua esistenza ebbero come comun denominatore una straordinaria devozione per Gesù Cristo e l’accettazione fiduciosa del progetto divino che, anno dopo anno, si manifestava ai suoi occhi. Oggi è conosciuta come la Santa delle cause impossibili, poiché tanti devoti, che hanno chiesto la sua intercessione, sono venuti a capo di situazioni molto difficili.
A 16 anni, sposò Ferdinando Mancini, esponente di una delle più nobili famiglie di Cascia. Soldato, probabilmente delle fazione dei ghibellini, collerico e combattivo, fu indotto dalla sua giovane sposa, i cui valori cristiani erano sostenuti dalla preghiera e dalla lettura del Vangelo sin dalla più tenera età, a rinunciare alle armi per amore della pace. Ben presto, però, Ferdinando dovette fare i conti col suo passato e cadde in un agguato. Prontamente, Rita perdonò gli assassini del marito e cercò, con tutte le sue forze, di fare in modo che i figli, nati dalla loro unione, non si sentissero un giorno obbligati a vendicare il padre.
A 30 anni, Rita aveva perso i genitori, già anziani alla sua nascita, il marito e i figli, questi ultimi a causa della peste. Si rialzò dal dolore, cominciando a dedicarsi ai bisognosi e a ripensare alla vocazione che, se non avesse preso marito, già a 15 anni le avrebbe fatto decidere di dedicarsi completamente a Dio. Si recò, allora, a Cascia e chiese di essere ammessa al Monastero delle Suore Agostiniane di Santa Maria Maddalena.
Il suo ingresso fu rifiutato per più di una volta, forse per paura di possibili rivendicazioni da parte dei nemici del suo defunto marito. Si narra, però, che un giorno le Agostiniane non poterono più impedirle di essere accettata tra le novizie, poiché Rita si trovò miracolosamente entro le mura del Monastero, si dice grazie all’ausilio dei Santi a cui da sempre era devota: San Giovanni Battista, Sant’ Agostino e San Nicola da Tolentino.
Nel 1432, dopo aver pregato intensamente di poter condividere le pene di Cristo, una spina, staccatasi dalla corona del crocifisso davanti al quale stava inginocchiata, le colpì la fronte, lasciandole una profonda ferita che, nonostante le cure e il passare del tempo, non si rimarginò, se non alla sua morte.
Le rose, che fioriscono proprio a Maggio, rievocano la presenza di Santa Rita, sia per le spine, che ricordano la sua stimmata, che per l’odore, che si sprigiona al realizzarsi di un miracolo per sua intercessione. Nel giardino del Convento Agostiniano, dove visse l’ultimo periodo della sua vita, si coltivano ancora le rose che -si dice- provengano da una pianta, fiorita in pieno inverno, nel luogo natio di Rita. Sbocciarono nel momento in cui la Santa, in fin di vita, espresse, ad una sua parente che si recava a trovarla, il desiderio di riceverne una.
C’è anche la vite, fatta rifiorire dalle cure amorose di Rita, come ennesima dimostrazione alle Consorelle, spesso incredule e diffidenti, della purezza dei suoi sentimenti e dell’aderenza alla volontà di Dio. In quel luogo, si può vedere anche la dimora delle api di Santa Rita che, bianche e senza pungiglione, sciamano solo una volta all’anno, a Maggio appunto.
Santa Rita da Cascia, modello delle spose e delle madri di famiglia, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita.
Tu sai come spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via d’uscita in tante situazioni dolorose. Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno e specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore. Fa che io possa imitare la tua dolce mansuetudine, la tua fortezza nelle prove e la tua eroica carità. Amen.
Antonella Sanicanti
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