La storia di Santa Rosa (1233-1251, Viterbo) inizia con una grave malformazione fisica, che l’accompagnava sin dalla nascita: le mancava lo sterno!
La menomazione che si chiama “agenesia totale dello sterno” porta alla morte precoce, perché lo scheletro non riesce a svilupparsi come dovrebbe e a sostenere il corpo.
Rosa, invece, riuscì a diventare adulta, anche se con molte difficoltà e, insieme alla famiglia, seguì la Regola di San Francesco d’Assisi.
Purtroppo, la sua povertà non le permise nemmeno di entrare nel Convento delle Clarisse, come avrebbe voluto, ma questo non la fermò dal cercare di servire il Signore, ogni giorno.
All’epoca, a Viterbo, c’era un’accesissima lotta tra Guelfi e Ghibellini. Questi ultimi servivano l’Imperatore Federico II, nemico della Santa Sede.
Rosa iniziò, dunque, ad andare in giro per le vie della città, mostrando a tutti un’immagine sacra, un crocifisso, e pregando e parlando della fede in Gesù e Maria ad alta voce, nel tentativo di risvegliare la fede sopita dei suoi concittadini.
Per questa ragione, lei, insieme a tutta la sua famiglia, venne mandata in esilio, fino alla morte di Federico II. Di li a poco, purtroppo, anche Rosa sarebbe morta, a soli 18 anni.
La sua nascita al cielo si ricorda il 6 Marzo, ma a Settembre ricorre la traslazione del corpo nel Santuario di Viterbo, a lei dedicato.
A Viterbo, i festeggiamenti cominciano già il 2 Settembre, quando per le strade della città si snoda un corteo/processione con abiti d’epoca, in onore di Santa Rosa.
E, già la sera del 3 Settembre, alle 21:00, Viterbo viene illuminata dalla “macchina di Santa Rosa”, una particolarissima torre in metallo e resina, con torce e luci elettriche, che ogni anno viene ricostruita e trasportata a spalla da circa 100 uomini: i Cavalieri/Facchini di Santa Rosa.La torre è alta circa 30 metri e pesa 50 quintali; percorre un chilometro e 200 metri.
Quando Santa Rosa venne riesumata, il suo corpo fu trovato intatto, insieme alle rose che la circondavano. Oggi, dopo più di 750 anni, lo si può ancora vedere come allora.
O Dio, che hai unito in Santa Rosa da Viterbo, nel fiore della sua giovinezza, il candore dell’innocenza con una mirabile fortezza d’animo, concedici che, imitando in terra le sue virtù, siamo anche partecipi con lei dei gaudi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Antonella Sanicanti
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