Mai come oggi la lotta alle tentazioni si è fatta ardua, distratti da un mondo di possibilità che si dipana davanti ai nostri occhi, in alcuni casi, perdiamo di vista ciò che è realmente importante e ci facciamo trasportare dalla tentazione verso il peccato. Per ovviare a questo inconveniente è bene porre fiducia in uomini e donne di fede che ci possano guidare verso un percorso di purificazione e liberazione dal male, proprio per questo vi vogliamo citare oggi le tre regole fondamentali di Santa Teresina per respingere la tentazione e tramutarla in un aiuto per le altre persone.
Ad offrirci la testimonianza di Santa Teresina è stato Padre Angel Rossi, nel suo libro “Teresa de Lisieux: la mimada, la misionada, la doctora”, dove parla appunto delle tre tattiche utilizzate dalla Santa per scacciare la tentazione del diavolo:
- La prima tattica riguarda l’atteggiamento interiore che ognuno di noi deve tenere al cospetto della tentazione, quando si presenta, dice Teresa, la si deve affrontare a viso aperto, combatterla direttamente, oppure voltargli le spalle (il diavolo soffre ogni qualvolta lo ignoriamo).
- La seconda tattica riguarda sempre l’interiorità, ma questa volta si mescola con la preghiera, la richiesta di aiuto a Gesù. Se si è abbastanza forti da riuscire a farlo personalmente, basta ricercare dentro il proprio io lo Spirito Santo, la chiesa che Dio ha lasciato dentro di noi dopo il sacrificio del figlio, e tramite quello pregare Gesù per farsi liberare dalla tentazione. Nel caso in cui il dialogo diretto con Gesù non dovesse bastare, si può ricorrere ad un uomo di fede e raccontargli l’accaduto in modo tale che, tramite un vicario di Cristo, si possa trasformare il tormento interiore in occasione di preghiera.
- L’ultima tattica è forse quella più importante riguarda l’offerta agli altri, Santa Teresa sosteneva che per liberarsi dal male che si sta provando può essere molto utile riparare offrendo il proprio sostegno a qualcun altro anche e sopratutto se questo qualcuno è un estraneo.
Nel suo libro, Padre Rossi si sofferma su quest’ultimo punto per una spiegazione più approfondita e ci dice: “ Ci fa bene sapere che mentre soffriamo forse vicino a noi o molto lontano ci sono altre persone che stanno soffrendo lo stesso, o ancor di più. Sapere che il nostro dolore di ora può essere fecondo in un ambito che neanche immaginiamo, per via della comunione dei santi. La mia preghiera di oggi, la mia sofferenza di oggi, dice Van der Meer, è come un seme che prendo e ho il coraggio di gettare in aria, confidando nel fatto che i venti dello Spirito lo porteranno dove Egli ritiene sia più conveniente, e lì germinerà e darà frutto, un frutto che forse non vedremo mai durante la nostra vita terrena, ma vedremo in cielo”.
Per padre Rossi, dunque, l’aiuto che noi offriamo tramite la preghiera ci ricompensa, non solo nella quotidianità donandoci serenità, ma anche nell’aldilà quando ci accorgeremo del bene fatto tramite le nostre preghiere e di quello, insospettabile, che gli altri hanno fatto a noi ricambiandoci lo stesso favore, sarà bello, aggiunge, nel paradiso, quando il Signore ci chiamerà a lui per renderci partecipi del nostro operato in terra e ci dirà: “Sei in Cielo per quella vecchietta che ha offerto il suo dolore, per quel bambino che recitava ogni sera un Padre Nostro”
“Ah, ma io non li conosco”
“E questo cosa c’entra?”, ci dirà il Signore.
E così ci presenterà persone che non abbiamo mai visto, o forse al contrario incontreremo gente che era così vicina a noi che non ci siamo nemmeno resi conto di quanto si prendeva cura di noi “invisibilmente”, con il suo amore o il suo dolore offerto”.