La sorprendente ricostruzione del vero volto del Vescovo di Milano di cui la Chiesa il 7 dicembre celebra la memoria liturgica, permette di vederlo proprio come si presentava all’epoca.
La ricostruzione è stata prodotta dal laboratorio di antropologia e odontologia forense e partire dal cranio del santo.
Emergono dei particolari come ad esempio la forma del viso, o il fatto ad esempio che avesse delle orecchie a sventola e un occhio asimmetrico. Un’osservazione che i giornali hanno riconosciuto essere dissacrante, tuttavia del tutto spettacolare se si pensa che grazie a questa tecnica innovativa è possibile conoscere come era veramente il volto di uno dei più grandi santi della cristianità.
La tecnica che ha permesso la straordinaria ricostruzione
Sono infatti passati più di mille e seicento anni dalla morte di Sant’Ambrogio, che la storia riporta essere avvenuta a Mediolanum il 4 aprile 397. Ora il suo viso si presenta a noi in una versione del tutto reale e assolutamente inedita, grazie al lavoro del LabAnOf diretto da Cristina Cattaneo. Permettendoci di avere di fronte, seppure in una versione ricostruita, il santo tanto amato dai milanesi e non solo.
Davide Porta, responsabile tecnico del Laboratorio, ha infatti spiegato che le fattezze del santo, seppure non uguali al cento per cento, sono “sufficientemente accurate per essere riconosciute da un parente“. Tutto grazie alle diverse anomalie che il vescovo presentava nel cranio, che rende più semplice ai tecnici ricostruire il volto della persona in questione.
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Sant’Ambrogio in questo si prestava benissimo, a causa della sua bombatura sul retro del cranio che spingeva in avanti le orecchie, o ad esempio la deviazione del setto nasale e l’asimmetria fra la parte destra e sinistra degli occhi. Quest’ultima, presumibilmente dovuta a una caduta giovanile. Dalla ricostruzione emergono anche altri aspetti fisici e biologici del santo.
Come era davvero il volto del santo
Come l’altezza di un metro e 68 centimetri, la frattura scomposta della clavicola, o persino il fatto che conducesse una vita con un’alimentazione adeguata. Che vanno a formare tutti insieme un profilo del santo, giungendo a conclusione che il famoso ritratto nel mosaico di San Vittore in Ciel d’oro era piuttosto fedele. In quanto mostrava ad esempio i dettagli delle orecchie e dell’occhio asimmetrico.
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La direttrice del laboratorio ha però precisato qual è il senso del lavoro realizzato sul corpo del vescovo. “Il senso di questo lavoro è culturale perché ci consente di indagare la nostra identità storica“, ha spiegato la Cattaneo. “Sotto i nostri piedi la città custodisce decine di migliaia di scheletri in grado di fornirci dati trascurati dalla grande Storia come la vita quotidiana di bambini, donne, anziani o vittime di violenza come furono anche i santi Gervasio e Protasio sui cui corpi abbiamo lavorato per tre mesi nella cripta. Anche i santi sono personaggi storici che hanno partecipato alle vicende di Milano”.