Le due sante provengono da Berea, l’odierna Aleppo. Fin dall’inizio della loro gioventù, si chiusero in un piccolo sito presso la città, facendovi murare la porta.
Dedicarono la loro vita di contemplazione e preghiera a una profonda unità di spirito e di intenti con il Signore. Alla vista di quello che era il loro stile di vita, alcune domestiche volevano imitarle. Le due sante costruirono una casetta vicino al loro romitorio.
Dalle piccolissime finestrelle della stanza in cui le due vivevano, si vedeva come gran parte del loro tempo lo impiegavano per fare esercizi di preghiera o per vivere infiammati di un amore ardente nei confronti del Signore.
Da quella finestrella le due future sante ricevevano ciò che era loro necessario per vivere. A volte scambiavano anche alcune parole con alcune donne che si recavano lì a fianco per visitarle, ma solamente nel periodo della Quaresima. Il resto dell’anno, la vita delle due donne si svolgeva nel più totale silenzio.
In realtà, però, durante queste visite l’unica che proferiva parola era Marana. L’altra, Cira, nessuno la sentì mai pronunciare nemmeno una parola. Cira era fisicamente più magra di Marana, e stava in una postura sempre curvata verso terra.
Entrambe portavano abiti così lunghi da coprire fin davanti ai loro piedi, mentre davanti portavano una specie di velo che scende fino alla cintura. Questo velo copriva loro completamente il viso, le mani e lo stomaco.
Insomma, Marana e Cira conducevano in sostanza una vita totalmente eremitica, e lo fecero per quarantadue lunghi anni. Non bastasse, mortificavano la loro carne, per offrire il loro spirito al Signore, rendendola ancora più sofferente attraverso l’utilizzo di pesanti catene. A volte il loro digiuno veniva prolungato addirittura fino a quaranta giorni.
“Spinte dal desiderio di vedere i luoghi santi che Gesù Cristo ha onorato con le sue sofferenze, esse andarono, a digiuno, fino a Gerusalemme, mangiando soltanto dopo aver adorato Dio, e durante il ritorno ripresero a digiunare, sebbene occorressero non meno di venti giorni per fare un così lungo cammino”, scriveva di loro lo storico Teodoreto.
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In un’altra occasione, si recarono in Isauria nella stessa identica condizione fisica. Il fine di quel viaggio era di visitare la chiesa di santa Tecla, la protomartire, e di venerarla. Le due future sante non rallentarono questo loro stile di vita radicale, anzi. Più passavano gli anni più l’ardore verso la Corona di spine che Cristo indossò, e che mise anche sul capo delle due mistiche al termine della loro vita.
Giovanni Bernardi
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