“… hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa” (Salmo 21,17- 18).
Questo è uno dei passi biblici che preannuncia ciò che sarebbe stato della crocifissione di Cristo. Il nostro Signore, dopo essere stato brutalmente flagellato (frustato) e aver ricevuto una corona di spine che gli procurò gravi e sanguinanti ferite anche alla testa, venne condotto al Golgota. Li fu appeso alla croce con due chiodi nelle mani e uno ai piedi. Inoltre, “uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Giovanni 19, 33-34). Le sofferenze imposte a Gesù sono rimaste impresse tutte sulla Sacra Sindone, il lenzuolo di lino che lo avvolgeva al momento della sepoltura.
In particolare, i segni nelle mani, nei piedi e nel fianco (transverberazione) sono definite “stimmate” (anticamente “sigmate”, dal greco “marchio”). Nell’agiografia (la letteratura che narra la vita dei Santi) si trovano testimonianze, riguardanti molti seguaci di Cristo che hanno vissuto così profondamente la loro fede e creduto così fortemente nel sacrificio di nostro Signore, da venire segnati nel corpo e nello spirito da quelle ferite.
Queste potevano essere complete o parziali, permanenti o comparire solo in alcuni periodi, principalmente, nei giorni della settimana in cui si ricorda l’arresto e la morte di Gesù (tra il Giovedì e il Venerdì), durante la consacrazione dell’Eucarestia (nella Messa) e soprattutto nei giorni di Quaresima e del Triduo Pasquale.
Le ferite procuravano, come si può immaginare, indicibili sofferenze e rendevano il corpo del Santo molto simile a quello martoriato di Cristo. Alcune stimmate erano solo spirituali, altre prevedevano l’aggiunta dei segni delle frustate o della corona di spine o la sudorazione di sangue (come quello che patì Gesù nel Getsemani). Nessuna di queste, però, si infettava, anche se continuava a sanguinare, e mai si riusciva a rimarginare con l’ausilio di medicinali. In alcune ferite, poi, il sangue aveva un profumo, definito appunto “odore di santità”.
La chiesa ha molto indagano, a livello medico e psicologico pure, questi fenomeni; ha anche molto dubitato, ma, in tanti casi, dopo infinite perizie, ha riconosciuto la natura sovrannaturale della vicenda.
Oggi, si contano all’incirca 300 Santi che hanno avuto questa esperienza mistica, il primo dei quali fu San Francesco D’Assisi. Sul monte della Verna, ebbe una visione a cui seguirono le stigmate. Uno dei più recenti è stato San Pio da Pietrelcina. Questo senza includere coloro che ancora non vedono conclusa la loro causa di canonizzazione, come Natuzza Evolo.
Ecco alcuni dei Santi che, in differenti epoche storiche, hanno vissuto una perfetta simbiosi con Gesù agonizzante.
Santa Caterina da Siena: ricevette le stimmate il 1° Aprile del 1375, ma divennero visibili solo alla sua morte.
Santa Caterina de’ Ricci: fu una Domenicana che riviveva la Passione di Cristo ogni settimana. Dal mezzogiorno del giovedì fino alle 4 del venerdì, sul suo corpo comparivano i segni della flagellazione e della crocifissione.
Santa Teresa d’Avila: ci ha lasciato molti testi dottrinali, come “Il castello interiore”, l’itinerario dell’anima che cerca Dio. Dopo la morte, un esame sul suo cuore ritrovò ferite dovute alla transverberazione.
San Carlo da Sezze: fu un laico dell’Ordine dei Frati Minori Riformati. Nella chiesa di San Giuseppe a Roma, durante la Messa, al momento dell’elevazione dell’Eucarestia, un raggio, scaturito dall’ostia, lo colpì al cuore, lasciandogli una piaga a forma di croce sul petto.
Santa Rita da Cascia: mentre pregava davanti al dipinto di un crocifisso, una delle spine della corona di Gesù le si conficcò nella fronte.
Santa Veronica Giuliani: ricevette le stigmate il Venerdì Santo del 1697. Dopo la sua morte, ritrovarono segni del cuore trafitto, sulle pareti dei ventricoli, così come la Santa aveva descritto e disegnato.
Santa Maria Francesca: è ricordata con l’appellativo delle “Cinque Piaghe”. Era profetica e annunciò, molti anni prima, la Rivoluzione francese. Ogni Venerdì di Quaresima, sentiva i dolori della Passione di Cristo sul suo corpo.
Venerabile Marta Robin: fu una mistica, affetta da paralisi, che ebbe le stigmate nel 1930, come scrisse nei suoi quaderni.
L’elenco è lunghissimo, come su detto, ed è soprattutto spiritualmente confortante. Mostra come la dedizione di tanti cristiani sia divenuta così straordinaria -fuori dal comune- da trasformare il fragile corpo dell’uomo in quello simile al Santo e divino, immolato sulla croce.
Antonella Sanicanti
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