Faustino e Giovita erano due fratelli (III secolo d.C., Lombardia), appartenenti ad una nobile famiglia di Brescia.
Entrambi avevano intrapreso la carriera di cavalieri, ma furono ben presto affascinati dalla storia di Cristo.
Fu il Vescovo Apollonio (anche lui Santo) a guidarli nel discernimento e nella loro formazione, fino al Battesimo.
Cominciarono, così, a diffondere la Verità della Parola di Dio nel bresciano, divenendo, rispettivamente, presbitero e diacono.
Faustino e Giovita: perseguitati e uccisi per la loro fede
L’Imperatore Traiano e il suo successore Adriano non mancarono di additarli tra i perseguitabili, a causa dello scompiglio che Faustino e Giovita creavano nella loro società pagana.
Ricevuta una denuncia come nemici della religione pagana, il Governatore della zona, Italico, iniziò ad ammonirli.
I due fratelli si rifiutarono di abiurare e di sacrificare agli Dei, dunque, vennero incarcerati senza mezzi termini, in attesa di giudizio e di condanna.
Si racconta (ma non sembra essere un dato storico) che l’Imperatore Adriano si trovasse, di passaggio, a Brescia, in quelle circostanze, per cui chiese personalmente a Faustino e a Giovita di rendere omaggio alla statua del suo Dio Sole. I fratelli, invece, si avventarono contro la scultura pagana, per distruggerla.
Faustino e Giovita: la condanna a morte
Furono, pertanto, condannati ad essere il pasto delle belve di un circo. Ma, poiché essi continuavano a predicare e ad invitare tutti alla conversione, gli animali famelici indietreggiarono. Intanto, però, anche Afra, la moglie del Governatore Italico (Martire e Santa anche lei, in seguito) e il Ministro del Palazzo imperiale, Calocero, si era convertiti, ascoltando le parole dei futuri Santi, e ciò infervorò ancor di più gli animi dei carnefici.
Per Faustino e Giovita arrivò la terribile condanna: prima scorticati vivi e poi bruciati. Nemmeno questo li uccise e lo stesso accadde con il loro trasferimento nelle carceri di Milano, di Roma (davanti alle belve del Colosseo), di Napoli. Ovunque andassero, ottenevano conversioni e riuscivano a non perire, sotto i colpi delle terribili torture.
Ricondotti, dunque, a Brescia subirono la definitiva condanna alla decapitazione il 15 Febbraio. Faustino e Giovita sono i Patroni della città che li ricorda (in una visione) battersi valorosamente, accanto ai loro concittadini, contro i milanesi, nella battaglia del 13 Dicembre del 1438.
Su San Faustino, c’è una curiosità da riportare: è considerato il Santo dei single, ma probabilmente solo per consolare coloro che, il giorno prima, il 14 Febbraio, non hanno potuto festeggiare San Valentino!
Antonella Sanicanti
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI