Il Pontefice che elevò a festa la memoria liturgica dei Santi Innocenti martiri fu Pio V. A seguito della venuta del Bambino Gesù, i piccoli innocenti furono privati della loro vita.
Oggi festeggiamo la memoria liturgica dei Santi Innocenti martiri, strappati alla loro vita a distanza di pochissimo tempo rispetto alla nascita del Bambino Gesù.
A volere questa brutale, quanto tragica sentenza, fu il re Erode, bramoso di potere e timoroso, allo stesso tempo, che qualcuno potesse togliergli il posto. L’allora re non provò un minimo di pietà: infatti, alla genesi dell’insano gesto non poteva che esserci un atteggiamento del tutto malvagio. Le grida dei genitori di questi poveri bambini, lo straziante gemito delle loro madri, non fermò l’atroce sentenza.
San Pietro Crisologo, nel corso di uno dei suoi discorsi ai fedeli, volle incentrare la sua attenzione sull’emblematica figura dei Santi Innocenti. Ma per farlo, preferì partire dalla fuga della Santa Famiglia, una fuga da Betlemme che aveva il sapore di “salvezza”. Ciò che volle sottolineare San Pietro Crisologo era un fatto di vitale importanza, la fuga fu assolutamente frutto del mistero e non del timore: “fu una liberazione della creatura, non un pericolo per il Creatore; dipese dalla potenza divina, non dall’umana fragilità; non fu per la morte del Creatore, ma per la vita del mondo”.
Accortosi Erode che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e fece uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio. Ed ecco che, effettivamente, l’attenzione di San Pietro Crisologo si incentra sui piccoli Martiri. Il Santo Vescovo di Ravenna chiese ai fedeli: “Cosa fa Cristo? Lui che è nato Re e Re del cielo, trascura i suoi coetanei?”. La risposta è chiara: no! Cristo non trascurò i suoi soldati. Piuttosto, il Cristo diede loro una sorte migliore, “concesse loro di trionfare prima di vivere, fece sì che ottenessero senza lotta la vittoria, donò loro le corone prima delle membra. Volle che mediante le virtù lasciassero da parte i vizi, possedessero il cielo prima della terra e non fossero introdotti nelle vicende umane prima che in quelle divine”.
Fabio Amicosante
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