I due Santi furono collaboratori di San Paolo. Dalle parole di Benedetto XVI: i Santi Timoteo e Tito “ci insegnano a servire il Vangelo con generosità e a essere i primi nelle opere buone”.
Fu San Paolo a convertire i Santi Timoteo e Tito, fu lui ad allevarli nell’amore cristiano e paterno, rendendoli guide sapienti per l’umanità. I due Santi, discepoli dell’Apostolo delle Genti, sono destinatari di tre lettere pastorali, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri ecclesiali. Sono le uniche lettere del Nuovo Testamento inviate a un singolo individuo, con annotazioni cariche di affetto, che l’ormai anziano Paolo indirizza verso coloro che guideranno la Chiesa, attraverso l’annuncio della Parola.
Le principali notizie circa la vita di San Timoteo le ricaviamo dagli Atti degli Apostoli e dalle Lettere paoline. Il Santo nacque in Asia Minore e si convertì alla fede cristiana durante il primo viaggio di San Paolo. Quest’ultimo lo scelse come compagno all’inizio del suo secondo viaggio e lo fece circoncidere per rispetto dei giudei e dei giudeo-cristiani. Successivamente, Timoteo raggiunse Paolo ad Atene e fu poi inviato nella giovane Chiesa di Tessalonica. Ritroviamo poi il Santo a Corinto, dove poté riferire al suo maestro i risultati dell’evangelizzazione.
San Timoteo morì a Efeso, intorno al 97. Il Santo fu lapidato per aver condannato pubblicamente il culto del dio pagano Dionisio. Le sue reliquie, provenienti da Costantinopoli, si trovano dal 1239 a Termoli. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 26 gennaio, insieme a quella di San Tito.
San Tito era un greco di origine pagana. Fu grazie all’influenza di San Paolo che si convertì al cristianesimo. L’apostolo delle Genti lo volle con lui durante i suoi viaggi pastorali, in particolare, lo volle vicino nel difficile rapporto con la comunità di Corinto. San Paolo lo inviò a Corinto quale messaggero della pace, per ristabilire l’armonia tra i cristiani e l’Apostolo. Quello fra Timoteo e Paolo fu un rapporto di amicizia fraterna, tanto che, nelle lettere pastorali, il Santo è definito “vero figlio nella fede comune”.
La Chiesa cattolica, inizialmente, aveva fissato la sua memoria liturgica alla data del 4 gennaio. Successivamente, Papa Pio IX spostò la sua festa al 6 febbraio. A seguito della riforma del calendario liturgico, voluta da Papa Paolo VI nel 1969, la sua memoria è stata spostata al 26 gennaio e unita dunque a quella di San Timoteo, anch’egli apostolo di San Paolo.
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Fabio Amicosante
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