La devozione del Santissimo Nome di Gesù ci riporta agli albori della cristianità. Questa “formula” di Santità raggiunse il suo apice nel XV secolo, quando San Bernardino da Siena realizzò il trigramma IHS.
Il culto verso la divinità ha da sempre rimarcato una necessità primaria: venire a conoscenza del nome di colui che si prega. E così fu per il popolo d’Israele, l’eletto, guidato da Mosè. Leggendo le pagine del testo Sacro si legge come Mosè, chiamato a svolgere la sua missione tra il popolo israelita, fu “convocato” da Dio, al quale egli chiese dapprima il suo nome, al fine di rivelarlo ai fedeli. Qui abbiamo una prima testimonianza di quello che è il nome di Dio, che si presentò come Iahvé, che tradotto indica “Egli è”. Di li in poi, profeti, sommi sacerdoti e tutta la storia che ne consegue, pose al centro della liturgia tale, Santissimo, nome.
Ragioniamo per sinonimi: se parliamo di Dio, parliamo di Gesù, del Cristo, l’Unto. Il messaggio del Messia, profetizzato dapprima dal Battista, fu portato in tutto il mondo dall’opera degli Apostoli, spinti dalla forza dello Spirito Santo. Durante la sua vita terrena, il Cristo portò con sé il nome di Gesù, nome affidatogli dal suo padre putativo, San Giuseppe e dalla Vergine Madre, Maria. Anche qui, la mano divina ebbe un ruolo primario,. Infatti, fu l’angelo di Dio ad apparire al Santo falegname dicendogli: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. A raccontarcelo è l’illustre fonte evangelica rappresentata da Matteo.
Dunque, il culto verso il Santissimo Nome di Gesù si attesta fin dagli inizi dei tempi. I primi cristiani, infatti, erano coloro che invocavano il nome di Gesù, per l’appunto “nostro Signore e Salvatore”. Nel nome di Gesù i cristiani si riunivano e, spesso, nel nome di Gesù subivano atroci trattamenti, accompagnati non di rado dal martirio. L’antichissimo culto, poi, trovò una nuova luce nel corso del XIV e del XV secolo. Fu il Santo Bernardino da Siena a portare a compimento quest’importantissima devozione. Il Santo fu infatti colui che impresse il trigramma IHS (le prime tre lettere del nome di Gesù in greco, ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs).
Alcuni storici hanno poi dato altre interpretazioni al trigramma, accostandolo, piuttosto, alle iniziali del glorioso segno della vittoria di Costantino, durante la battaglia di Ponte Milvio. Secondo la tradizione, infatti, l’Imperatore, figlio di Sant’Elena, ricevette in sogno l’apparizione di Cristo, che gli disse di portare quel vessillo in battaglia. Il vessillo recitava così: “In Hon Signo Vinces”. Ancora, altri storici accostano il trigramma bernardiniano a queste parole: “Iesus Hominum Salvator”.
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Fabio Amicosante
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