Dapprima orafo, Sant’Eligio lavorò alla corte dei sovrani merovingi, fino alla sua conversione spirituale, con la quale abbracciò la vita religiosa.
Sant’Eligio nacque a Chaptelat, nel 588. La sua famiglia era umile, ma con qualche sforzo, riuscì a farlo formare nell’arte dell’oreficeria. Il suo maestro fu Abbone, illustre orefice lionese. Il giovane Eligio si dimostrò un ottimo apprendista e le voci circa le sue capacità arrivarono fino alla corte di Re Clotario II. Il Sovrano commissionò un lavoro al giovane Eligio, uno dei primi da quando egli ha iniziato ad apprendere la professione. Si trattava di un trono d’oro: Clotario diede tutto l’occorrente per la produzione e il giovane Santo, con quei materiali, ne costruì ben due, con lo stupore di tutti.
Sant’Eligio e gli incarichi di corte
L’arte dell’oreficeria calzava a pennello al giovane Eligio, che ricevette in commissione diversi lavori, anche di calibro molto importante. Il Santo fu ideatore e produttore in prima persona di molti vasi sacri e arredi per le principali Chiese di Parigi, come Notre-Dame e Saint Denis. Nel 622 al Re Clotario II successe il Sovrano Dagoberto I. Questi vide in Eligio non solo un ottimo orafo, ma un uomo degno di fiducia, tanto da affidargli alcune cariche diplomatiche per la corte merovingia.
Abilità diplomatiche e conversione di Sant’Eligio
Il Santo ristabilì, in nome di uomo diplomatico, la pace tra Franchi e Bretoni, un compito non semplice visti gli attriti di quegli anni. Durante gli anni di corte, iniziò a manifestarsi nel cuore di Eligio una volontà sempre più forte di aiutare i bisognosi, rappresentati dai poveri e dai malati. Il suo spirito caritatevole lo spinse a dedicarsi, in completa autonomia, ad opere di bene. Sant’Eligio riscattò a sue spese molti prigionieri di guerra e iniziò a dedicarsi incessantemente ad opere caritatevoli in favore dei poveri.
Le fondazioni
A queste opere di bene, il Santo accompagnò una fiorente attività di fondazione. Grazie al suo supporto e alla sua influenza, nacquero numerosi monasteri e moltissime Chiese. Nell’anno 632, Eligio fondò un importante monastero a Solignac (Francia), nel quale inviò l’abate Remaclo (monaco colombaniano, missionario nelle foreste dei territori del Belgio e della Francia).
Evangelizzazione
A seguito della morte del Sovrano Dagoberto, Eligio fu eletto Vescovo della diocesi di Noyon e Tournai. La consacrazione avvenne il 13 maggio del 641. A seguito della conversione, Sant’Eligio iniziò una vera e propria “nuova esistenza”. La sua principale attività, affiancata da quella di fondatore, fu rappresentata dall’evangelizzazione. Questa attività lo caratterizzò per tutta la vita, sappiamo che il Santo evangelizzò il Nord della Gallia, nelle regioni della Mosa e della Scelda. Il Santo portò con sé altre figure che si resero protagoniste in questo campo: Amand di Tongres e Sulpizio il Pio di Bourges.
Culto
Sant’Eligio morì il 1° dicembre del 660 a Noyon. La sua biografia, con molte note agiografiche contenenti episodi legati alla tradizione popolare, è inserita nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. In realtà, il primo biografo del Santo fu Sant’Audoeno, che produsse il primo racconto della sua vita. Sant’Eligio è patrono degli orafi, dei numismatici, dei maniscalchi e dei veterinari. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 1° dicembre, suo dies natalis.
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Fabio Amicosante