Il ministero della Confessione, rappresentò il fulcro della vita religiosa di San Leopoldo Mandic. Giovanni Paolo II lo dichiarò “modello dei confessori”.
San Leopoldo Mandic, al secolo Bogdan Ivan Mandić, nacque a Castelnovo d’Istria, in Dalmazia, il 12 maggio del 1866. Il Santo venne ammesso al noviziato nel convento di Bassano del Grappa nel 1884.
Fu in quest’occasione che, dopo aver vestito l’abito talare, assunse il nome religioso che lo accompagnò per tutta la vita. Qualche anno dopo, nel 1890, Leopoldo venne ordinato Sacerdote.
San Leopoldo Mandic: le aspirazioni religiose
Fin dalla sua entrata in seminario, San Leopoldo manifestò una doppia volontà: due aspirazioni che il Santo portava in cuor suo dalla prima giovinezza. La prima era caratterizzata dalla volontà di essere missionario in Oriente, con l’intento di riunificare, o quanto meno riavvicinare, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Tuttavia questo progetto non si realizzò, complice la sua complicata (e precaria) condizione di salute, spesso compromessa.
L’altra aspirazione del Santo
L’altra grande aspirazione che il Santo portava nel suo cuore fu quella che effettivamente si realizzò. San Leopoldo espresse la volontà di diventare confessore. Fin dall’inizio della sua attività apostolica, il Santo si dedicò alla Confessione. Ma fu solamente quando Leopoldo raggiunse Padova, che i fedeli iniziarono a fare vere e proprie file per esser confessati da lui. Questa sua grande attività apostolica lo avvicinò molto a un altro grande Santo della Chiesa, San Pio da Pietrelcina.
Quell’Oriente che ritorna
Il Santo di Castelnuovo passò gran parte della sua vita a Padova, all’interno della sua cella-confessionale. Mediante la Confessione, attività apostolica che lo caratterizzò per tutta la vita, San Leopoldo operò in prospettiva di un’unità della Chiesa. Fu egli stesso a scrivere: “Mi obbligo, con voto, […] di dedicare tutte le energie della mia vita per il ritorno dei fratelli separati d’Oriente alla unità cattolica. Per il momento, ogni anima che avrà bisogno del mio ministero, sarà per me un Oriente”.
La missione in confessionale
Le parole sopracitate, vennero sì dal cuore del Santo, ma sono collegate a un episodio particolare della sua vita. Quando un frate cappuccino del suo convento ricordò al Santo di come in giovinezza parlasse sempre del raggiungimento dei paesi d’Oriente, Leopoldo gli disse: “Dopo aver dato al Comunione a un fedele, questi mi disse che Gesù gli ordinò di ricordarmi che il mio Oriente è ciascuna delle anime che assisto qui, nel confessionale“.
Paolo VI e San Leopoldo
San Paolo VI fu il Pontefice che proclamò Beato Leopoldo Mandic. Era il 1976 e il Pontefice volle ricordare a tutti i fedeli di quell’ecumenismo che il Santo Leopoldo, in qualche modo, anticipò: “Padre Leopoldo fu ecumenico ante litteram, cioè sognò, presagì, promosse, pur senza operare, la ricomposizione nella perfetta unità della Chiesa”.
Culto
San Leopoldo Mandic morì il 30 luglio del 1942, a Padova. La causa di canonizzazione si concluse nel 1983, quando il Santo Pontefice Giovanni Paolo II lo dichiarò Santo. Il Pontefice, in quell’occasione indicò San Leopoldo come “modello dei confessori”.
La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica in doppia data: il 12 maggio, dove viene ricordato anche nel suo Santuario di Padova (data preceduta da una novena di preghiera in sua memoria) e il 30 luglio. Il 6 gennaio del 2020 San Leopoldo Mandic è stato riconosciuto protettore e patrono dei malati di cancro. La diocesi di Padova ha annunciato la notizia lo scorso 8 febbraio.
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Fabio Amicosante
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