Sant’Ignazio fu il secondo successore di San Pietro come Vescovo di Antiochia (Siria). Convertitosi al Cristianesimo, subì il martirio a Roma nel II secolo.
Sant’Ignazio di Antiochia visse a cavallo tra I e II secolo. Cresciuto in ambiente pagano, si convertì in età non giovanissima. Fu San Giovanni evangelista a contribuire maggiormente alla sua conversione. Nel 69 d.C. Ricoprì la carica di Vescovo nella sede episcopale di Antiochia, in Siria, che al tempo era considerata la terza metropoli del mondo antico, seconda solo a Roma e ad Alessandria d’Egitto. Quella stessa carica, la ricoprì per primo l’Apostolo Pietro.
Sant’Ignazio fu nominato Vescovo di Antiochia nel 69, succedendo a Sant’Evodio, morto proprio in quell’anno. A pochi anni dalla sua elezione, l’Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione, con l’intento di privare la nascente Chiesa degli uomini più in alto nella gerarchia. La condanna che subì il Santo Vescovo fu atroce, era denominata ad bestias. La damnatio ad bestias, che letteralmente significa “Condanna alle bestie”, prevedeva che i condannati fossero divorati vivi dalle bestie, all’interno delle arene.
Il Vescovo, condannato a morte, fu condotto in catene a Roma. Fu un lunghissimo e penoso viaggio, durante il quale Sant’Ignazio scrisse sette lettere, considerate per importanza non inferiori a quelle di San Paolo. Ignazio scrisse sette lettere alle chiese che egli incontrava durante il suo cammino. A Smirne, scrisse le prime tre lettere, indirizzate alle comunità dell’Asia Minore, rispettivamente Efeso, Magnesia e Tralli. Con queste lettere, il Vescovo ringraziava la comunità per le numerose dimostrazioni d’affetto dimostrategli durante i suoi tormenti.
La quarta lettera di Sant’Ignazio di Antiochia, di notevole importanza, era indirizzata ai Romani. Con questa lettera, il Vescovo supplicava i Romani di non impedire il suo martirio, inteso come desiderio di ripercorrere la strada della Passione di Cristo. Così scriveva il Santo nella sua lettera: «Com’è glorioso essere un sole al tramonto, lontano dal mondo, verso Dio. Possa io elevarmi alla tua presenza».
Le ultime lettere scritte dal Santo erano indirizzate alla Chiesa di Filadelfia e a quella di Smirne. Con queste lettere, il Vescovo si congratulò con la comunità di Antiochia per il coraggio mostrato durante le persecuzioni. Nella lettera inviata a Policarpo, Vescovo di Smirne, Ignazio dava importanti consigli e direttive per quanto riguarda la funzione episcopale.
Un interessante particolare, da mettere in mostra, riguarda il linguaggio utilizzato da Sant’Ignazio nelle sue lettere. Scopriamo con interesse che appare per la prima volta l’espressione Chiesa Cattolica, da ritenersi dunque un neologismo creato dal Santo stesso. Inoltre, sempre nei suoi testi, appare per la prima volta la concezione tripartita del ministero cristiano, costituita da Vescovo, Presbitero e Diacono.
Sant’Ignazio di Antiochia morì in nome di Cristo a Roma, nel 107 circa. I suoi resti furono raccolti da alcuni fedeli e riportati ad Antiochia, città nella quale visse gran parte della sua vita. Le sue reliquie furono trasportate a Roma nel VII secolo, durante l’invasione saracena. In quell’occasione, le reliquie furono sepolte nella Basilica di San Clemente in Laterano. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica nel suo dies natalis, il 17 ottobre.
Fabio Amicosante
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