Sant’Emiliano subì il martirio nel IV secolo, dopo aver rovesciato l’altare degli idoli e dunque aver impedito il sacrificio agli dei.
La vita del Santo Emiliano è poco nota, le principali notizie biografiche le ricaviamo dal Martyrologium Hieronymianum e da alcune fonti attribuibili a Sofronio Eusebio Girolamo, Teodoreto di Cirro e Aurelio Ambrogio. Visse nel IV secolo, sotto l’imperatore Giuliano l’apostata, ultimo imperatore pagano, che tentò, senza successo, di ristabilire la religione romana.
Le origini geografiche del Santo si collocano in Mesia (le attuali Serbia e Bulgaria). Sappiamo di lui che subì il martirio dopo che un emissario imperiale, conosciuto come Capitolino, si recò nel limes danubiano dell’impero per assicurarsi che le disposizioni dell’imperatore venissero messe in atto.
Le fonti che ci parlano della vita di Sant’Emiliano sono diverse e possono essere ricercate nel Martirologio Geronimiano e in alcuni scritti di Sofronio Eusebio Girolamo, Teodoreto di Cirro e molto probabilmente anche di Aurelio Ambrogio. Esiste anche una Passio di origine greca dedicata a Sant’Emiliano. Questa, nonostante alcuni errori e diversi elementi leggendari, può essere considerata fonte attendibile.
Emiliano, che ricopriva un ruolo eminente nell’aristocrazia romana, in quanto figlio del prefetto Sabaziano, fu uno dei primi a rifiutare i nuovi ordini, mantenendo salda la usa fede in Cristo. Un giorno, il Santo entrò in un tempio pagano incustodito e distrusse, con l’ausilio di un martello, la statua del dio pagano e l’altare. Emiliano distrusse gli oggetti di culto romani in completo anonimato e, quando l’imperatore venne a sapere dell’accaduto, mise in moto un rigido sistema di ricerca del colpevole. Pur di trovare un responsabile per imporgli un’esemplare pena, fu arrestato un innocente contadino, che, casualmente, passava di lì. Il Santo Emiliano a quel punto salvò il contadino, consegnandosi volontario alle autorità e confessando di essere lui il responsabile dell’accaduto.
Le autorità condussero il Santo in tribunale. Quand’egli giunse al cospetto dell’emissario imperiale Capitolino, subì la flagellazione e la ricevette la condanna a morte, sul rogo. La sentenza fu eseguita fuori città e fu così che, per aver mantenuto fede al suo credo e per non aver abbandonato Cristo, Sant’Emiliano subì il martirio, il 18 luglio, sulle rive del Danubio. Sant’Emiliano morì dunque il 18 luglio del 362. È venerato come Santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei Santi. La Chiesa Cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 18 luglio.
Fabio Amicosante
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