Sant’Arsenio il Grande è considerato uno dei Padri del deserto e passava intere notti a pregare. La sua preghiera era fatta più di lacrime che di parole, poiché ricevette da Dio il “dono del pianto”.
La meditazione e la preghiera caratterizzarono l’esistenza terrena del Santo eremita, che, provenendo da ricca e aristocratica famiglia, scelse la via della solitudine e dell’ascetismo. Sant’Arsenio il Grande nacque a Roma nel 354 circa. Fu un uomo facoltoso, conoscitore delle scienze e allievo di San Girolamo. Arsenio conosceva molto bene la lingua greca, per questo morivo Papa Damaso (che lo aveva già ordinato diacono), lo inviò dall’imperatore Teodosio I, per prendersi cura dell’educazione dei suoi due figli: Arcadio e Onorio.
Arsenio capì che la sua strada era un’altra, si sentì turbato in animo suo. Il Santo ebbe una profonda crisi spirituale che lo portò a chiedere a Dio quale fosse la via della salvezza. Arsenio udì una voce che esclamava: “Fuggi gli uomini”. Quella era la strada. Il Santo abbandonò dunque la Corte nel 394 e si ritirò nel deserto egiziano di Scete. Qui intraprese un lungo percorso di pratica ascetica, trascorrendo notti intere a pregare. A lungo meditò intorno alla morte, infatti una delle raffigurazioni più frequenti del Santo lo vede tenere in mano una ghirlanda di bacche di cipresso (figura legata alla morte). Inoltre la tradizione vuole che Dio affidò ad Arsenio il “dono del pianto”, poiché la sua preghiera era fatta più di lacrime che di parole.
Sant’Arsenio il Grande fu uno dei padri del deserto, nome col quale si indicavano quei monaci ed eremiti che nel corso del IV secolo abbandonarono la città per vivere in solitudine nei deserti di Egitto, Palestina e Siria. Molti cristiani intraprendevano pellegrinaggi per avere un colloquio con il Santo. Arsenio non amava rompere il rigido silenzio, neppure se si trattava di un pellegrino proveniente da molto lontano. Quando non poteva farne a meno, offriva agli interlocutori rare risposte monosillabiche.
Era il 14 marzo del 1857 quando la statua di Sant’Arsenio abate, situata nel paese omonimo (di cui il Santo è patrono), in provincia di Salerno , trasudò e il fiore che essa teneva in mano, iniziò a ravvivare i suoi colori. Il miracolo della statua di Sant’Arsenio spinse in paese moltissime persone, che portavano dei fazzoletti da bagnare con il liquido che trasudava dalla statua. Alcune critiche si mossero contro il miracolo, critiche che parlavano di semplici condizioni meteorologiche che causavano umidità. Ma questo non spiegò in alcun modo perché solo la statua di Sant’Arsenio subì tale effetto.
Sant’Arsenio il Grande morì a Troe, in Egitto, nel 450. È venerato dalla Chiesa copta, da quella ortodossa e da quella siro-maronita, oltre che dalla Chiesa Cattolica. Di lui ci resta un ritratto in cui appare di bell’aspetto, alto e asciutto. La Chiesa Cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 19 luglio.
Fabio Amicosante
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