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Santo di oggi 20 settembre, Santi Martiri Coreani: primi cristiani in Asia, grandi testimoni della fede

Oggi, 20 settembre, la Chiesa commemora i Santi Martiri Coreani, 103 cristiani uccisi in odio alla fede in Corea, dove la chiesa era nascente.

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Nell’Ottocento, in Corea morirono martiri 103 cristiani: sono i Santi Martiri Coreani che si ricordano oggi 20 settembre. Uccisi in tempi e modi differenti, spesso dopo feroci torture, questi cristiani non rinnegarono mai la fede in Cristo.

Di loro, 103 sono stati canonizzati da San Giovanni Paolo II nel 1984 a Seul. Altri 124 sono stati beatificati da papa Francesco nel 2014.

Tra di loro sono ricordati primariamente Andrea Kin Teagon e  Paolo Yun Ji-chung. L’uno è il primo presbitero coreano e il secondo un catechista. Inizia tutto alla fine del Settecento, quando Ni-Tek-tso, un intellettuale coreano. andò in Cina per informarsi sulla religione cattolica.

Santo di oggi 20 settembre: Santi Martiri Coreani

Conobbe gli scritti di Matteo Ricci ed altri missionari evangelizzatori, si convertì, cambiò il suo nome e prese a chiamarsi Pietro e portò in Corea la nuova religione. Si mise a diffondere il nuovo credo e le  conversioni furono da subito numerose e sempre crescenti.

Per diversi anni non c’era nessun sacerdote poi, il primo ad essere ordinato presbitero fu Andrea Kim Taegon. Era tempo di persecuzioni ai cristiani, perché questa religione non era accettata dal governo del Paese.

Già nel Nel 1790, quando il vescovo di Pechino emanò il decreto che proibiva la pratica dei riti ancestrali, Paolo Yun Ji-chung bruciò le antiche tavole relative alla fede animista. Il re non accolse di buon grado il fatto e iniziarono le persecuzioni verso chi professava la fede cristiana.

Dall’inizio dell’Ottocento per tutto il secolo i cristiani coreani furono perseguitati e brutalmente uccisi. I martirii si protrassero fino al 1867.

Martiri pur di non rinnegare Gesù

L’editto che il re Sunjo fece emanare nel 1802 recitava testualmente così: “Non trovando alcun mezzo per far cambiare idea ai cristiani, bisogna assolutamente farli morire per distruggere il germe della loro follia“. La fede cristiana era dunque considerata folle e si evidenziava la forza di coloro che non volevano, neppure con ricatti, lusinghe e tentativi di persuasione, rinnegare il loro credo.

Andrea Kimv aiutò il vicario apostolico Ferreol e il missionario Nicola Daveluy ad introdursi nel Paese in clandestinità. Quando fu scoperto, fu subito arrestato e ucciso a Seoul. Anche suo padre fu martirizzato, dopo averlo raggiunto ed essersi dichiarato cristiano. Non era stato ancora battezzato e il figlio lo battezzò in carcere. 

Il cristianesimo era considerata una “dottrina esecrabile e perversa, e l’editto che la riteneva tale per ben 80 anni perseguitò e uccise chi la professava e non intendeva affatto rinnegarla. I martiri venivano privati dei loro beni, picchiati, imprigionati, bastonati e infine uccisi.

Nonostante le torture affrontavano il martirio con una forza ed una serenità che solo Dio avrebbe potuto infondere loro.

Il governatore che eseguì la sentenza di morte di  Paolo Yun Ji-chung e Giacomo Kwon Sang-yeon descrisse il loro comportamento con queste parole: “Nonostante i loro corpi siano coperti di sangue, non si lamentano neanche. Rifiutano di rinunciare alla loro fede. Hanno detto che è un grande onore morire per Dio sotto la lama di un coltello“.

Un secolo di testimonianza della fede in Corea

Fu un secolo duro che costò il sangue a tutti questi martiri e che gettò in modo più forte il seme della fede in una popolazione che fino ad allora non aveva conosciuto Gesù.

Paolo Yun Ji-chung e Giacomo Kwon Sang-yeon poco prima di essere decapitati invocavano la Vergine Maria. Condotti a morte loro e gli altri martiri continuavano a parlare della dottrina cristiana a coloro che avevano davanti.

Il Martirologio Romano ricorda che “Tutti questi atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chiesa in Corea“.

Anche in tempi recenti la vita per i cristiani in Corea è dura e sono presenti forti persecuzioni, in stile moderno, adatte ai nostri tempi e non meno feroci.

Romana Cordova

Laureata in Lettere moderne e specializzata come docente di lingua italiana a stranieri amo scrivere e occuparmi di lifestyle con particolare riferimento all'ambito della gastronomia. Sono autrice di un libro di cucina e tradizioni cattoliche, tema che per diversi anni ho approfondito anche in una trasmissione radiofonica.

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