San Luigi Gonzaga fu educato alle armi già da bambino. Il giovane Luigi capì che la sua missione era però votata a Dio. Rinunciò dunque alla primogenitura ed entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù.
San Luigi Gonzaga nacque a Castiglione delle Stiviere (Mantova) il 9 marzo del 1568. I suoi genitori si sposarono nel palazzo reale di Madrid, poiché il padre Ferrante era al servizio del re Filippo II di Spagna. Luigi era il primo di otto figli, dunque l’eredità del titolo di marchese sarebbe caduta su di lui. Si capì fin da subito quale fosse l’aspirazione del giovane Santo. Pur essendo stato addestrato alle armi (a cinque anni indossava già una mini corazza), all’età di sette anni si sentì chiamato a consacrare la vita al Signore. Intensificò la preghiera, recitando in ginocchio, tutti i giorni, i sette Salmi penitenziali e l’Ufficio della Madonna.
San Luigi Gonzaga rinunciò al marchesato
Nel 1579, Luigi decise definitivamente di consacrare la sua vita a Dio. Il primo passo fu la rinuncia al marchesato, che gli spettava in quanto primogenito. Rinunciò dunque al titolo di Marchese di Castiglione, in favore del fratello Rodolfo. In quell’anno fece voto di perpetua verginità nella basilica della Santissima Annunziata, a Firenze. Nel 1580 ricevette la prima Comunione da San Carlo Borromeo, che in quel periodo si trovava nella diocesi di Brescia, in visita pastorale.
L’entrata nella compagnia di Gesù
Nel frattempo San Luigi Gonzaga aveva intrapreso diversi studi, tra cui le lettere, la filosofia e la scienza. All’età di 17 anni decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Vi entrò a seguito del noviziato e subito i padri che lo accolsero si resero conto dell’elevatezza spirituale e della familiarità con la pratica penitenziale che caratterizzava il giovane Luigi. Addirittura, il problema dei padri era spesso quello di moderare ed equilibrare l’ardore penitenziale del giovane Santo. Luigi era così abituato alla penitenza e all’autocontrollo ascetico, che a volte i padri gli proibivano di praticarli. Il risultato fu che la vera penitenza era proprio quella di non fare penitenza. San Roberto Bellarmino fu il suo direttore spirituale nel periodo romano.
San Luigi Gonzaga e la peste
San Luigi era impegnato negli studi di Teologia con la Compagnia del Gesù quando nella città papale si abbatté la tragedia della siccità, poi della carestia ed infine l’epidemia del tifo. I gesuiti prestarono assistenza agli ammalati e ai moribondi della città. Luigi partecipò personalmente agli aiuti offerti dai gesuiti. Spesso girava per i palazzi romani, chiedendo l’elemosina per i poveri colpiti dall’epidemia. Lui, che era di nobile famiglia, adottò il motto, “Come gli altri”, cioè senza privilegi. Luigi era malato da tempo, per cui dovette occuparsi solamente dei casi con nessuna evidenza di contagiosità. Tuttavia, un giorno trovò in strada un appestato. Il giovane decise di portarlo in spalla fino all’ospedale della Consolazione.
La morte e il culto
Luigi rimase contagiato dall’epidemia e, qualche giorno dopo aver portato il malato in spalla, morì, all’età di 23 anni. Il 19 ottobre del 1605 Papa Paolo V beatificò Luigi. Il processo di canonizzazione si concluse il 31 dicembre 1726, quando Luigi venne proclamato Santo, insieme a San Stanislao Kostka, da Papa Benedetto XIII. San Luigi Gonzaga è patrono dei giovani, degli studenti e della gioventù cattolica. Nel 1991 Papa Giovanni Paolo II lo nominò patrono dei malati di AIDS. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 21 giugno.
Fabio Amicosante