Papa San Celestino I sedette sul soglio pontificio per dieci anni: dal 422 alla sua morte. Fu un deciso conservatore della tradizione cristiana e condannò con ogni suo mezzo le dottrine eretiche.
Il 10 settembre del 422 salì sul soglio pontificio Celestino I, Papa destinato a diventar Santo. Succedette a Papa Bonifacio I e fu eletto senza alcuna opposizione, così come ci afferma Sant’Agostino d’Ippona in una sua lettera inviata al Pontefice poco dopo la sua elezione. San Celestino I fu un grande estimatore di Agostino, i due si conoscevano da tempo e avevano maturato un’amicizia tale che, nel 430, anno della morte di Agostino, Celestino inviò una lettera ai Vescovi di Gallia per esplicare la santità, la cultura e lo zelo del Vescovo, filosofo e teologo.
La disputa contro Nestorio
Il Santo Pontefice si trovò a dover lottare contro diverse dottrine eretiche. La più difficile da contrastare fu quella portata avanti dal Vescovo di Costantinopoli, Nestorio. Egli fu nominato Vescovo nel 428 e inizialmente questo fu fonte di soddisfazione per il Pontefice, che gli inviò anche una lettera per congratularsi. Ma quando Nestorio iniziò a ricevere i Pelagiani banditi da Roma (dal Pontefice stesso) e soprattutto quando iniziò a dare insegnamenti sulla duplice natura di Cristo e sul ruolo della Madonna (riconosciuta da Nestorio solo come madre di Cristo e non Madre di Dio), Papa Celestino I ebbe numerosi sospetti. Il Pontefice operò con tutti i mezzi possibili per contrastare l’eresia del nestorianesimo.
Il Sinodo romano del 430
Il Santo Pontefice ordinò dunque a San Cirillo d’Alessandria, Vescovo e teologo egiziano, nonché Papa della Chiesa copta, di esaminare la questione e di far rapporto. Il resoconto inviato dal Vescovo d’Alessandria al Pontefice parlava chiaro: Nestorio dichiarava esplicitamente la sua eresia e la professava liberamente nella sua diocesi. Il Santo Celestino indisse immediatamente un sinodo romano, svoltosi nell’agosto del 430, in cui si condannarono gli errori di Nestorio (ma anche quelli del Pelagesimo, altra dottrina eretica). Celestino I avrebbe scomunicato Nestorio se entro dieci giorni non avesse ritratto per iscritto i suoi errori. A quel punto il Pontefice riammise tutti coloro che erano stati deposti dall’eretico Vescovo.
San Celestino I e San Patrizio
La figura di San Celestino I è legata a quella del Vescovo San Patrizio. L’ultimo atto ufficiale del Pontefice fu quello di inviare San Patrizio in Irlanda, per evangelizzare le terre dei celti. L’anno precedente (era il 431) inviò San Palladio come Vescovo agli Scotti, cioè agli irlandesi credenti nel Cristo. Palladio però abbandonò presto l’Irlanda e, nel 432, Patrizio prese l’incarico. San Celestino dunque divenne partecipe diretto dell’evangelizzazione e della conversione degli irlandesi.
Culto
San Celestino I morì a Roma il 27 luglio del 432. Fu sepolto nelle catacombe di Priscilla, per poi essere traslato, nell’anno 820, nella Chiesa di Santa Prassede. La Chiesa greca lo venera principalmente per la condanna inflitta a Nestorio. Celestino I è venerato dalle Chiese ortodosse, oltre che da quella cattolica. La sua memoria liturgica ricorre nel suo dies natalis, il 27 luglio.
Fabio Amicosante
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