San Giuseppe d’Arimatea faceva parte del Sinedrio. Seguì gli insegnamenti di Gesù di nascosto, per timore dei Giudei. Dopo la morte di Gesù, si prese cura del suo corpo.
Le fonti sulla vita di Giuseppe d’Arimatea sono in primis i vangeli canonici. Troviamo sue notizie anche nel Vangelo di Nicodemo (apocrifo, del II secolo) e nella prima letteratura cristiana, legata alla Chiesa delle origini e sorta intorno al 125 d.C. La sua figura ha suscitato l’interesse di molti studiosi, innalzando numerosi dibattiti letterari e storiografici. Molto dibattuta è la sua origine epistemologica: alcuni studiosi ritengono che Arimatea si riferisca a una località tutt’oggi sconosciuta, mentre altri lo traducono con “Ha-rama-theo”, ovvero “Altezza divina”, “Sua altezza reale”.
Giuseppe d’Arimatea nei Vangeli
Marco, nel suo Vangelo, presenta Giuseppe come uomo autorevole, facente parte del Sinedrio. Matteo ci dà un’informazione in più, di rilevante importanza: «era diventato anche lui discepolo di Gesù» (Mt. 27, 57). Dunque Giuseppe, di nobili origini, era anch’egli un discepolo del rabbi di Nazareth. Ma è Giovanni a darci un’altra notizia: Giuseppe d’Arimatea era seguace del Cristo, «ma di nascosto per timore dei Giudei» (Gv. 19, 38). San Giuseppe d’Arimatea svolse poi un ruolo di primaria importanza nei racconti della Passione di Gesù Cristo.
Giuseppe e la Passione di Cristo
Sappiamo da Marco evangelista, che egli si presentò di fronte a Ponzio Pilato per ottenere la salma del Cristo ed offrire al Maestro degna sepoltura. Sappiamo, infatti, che in quel tempo, secondo le abitudini dei romani, i corpi dei condannati venivano seppelliti in una fossa comune. San Giuseppe d’Arimatea, ricorrendo alla sua posizione altolocata, ottenne da Pilato il corpo di Gesù e, con l’ausilio di Nicodemo (che portò aromi in grande quantità), custodì il sepolcro di Gesù. Un gesto coraggioso il suo, che lo distaccò definitivamente dal sistema culturale ebraico, legandolo per sempre alla vittoria della Santa Croce sulla morte.
Il Vangelo di Nicodemo
Giuseppe è inoltre protagonista del Vangelo apocrifo attribuito a Nicodemo, discepolo di Gesù. Nel suo scritto, Nicodemo sostiene che Giuseppe confermò la Resurrezione di Gesù ai sommi sacerdoti Anna e Caifa. Inoltre il Santo sostenne che Gesù ascese al cielo e in quella stessa occasione altre persone erano risorte dalla morte.
Giuseppe d’Arimatea nel Medioevo
Esiste una curiosa leggenda che lega la figura del discepolo di Gesù al mondo britannico. Questa leggenda, che ha origine nel XI secolo in Francia e in Inghilterra, si inserisce appieno nel ciclo del Santo Graal e di Re Artù. Il primo a inserire Giuseppe in tale contesto fu il poeta francese Robert de Boron, che nel suo Joseph d’Arimathi, scrisse che Gesù apparve a Giuseppe e gli consegnò il Graal. Successivamente lo inviò in Britannia ad evangelizzare. Dunque, secondo tale leggenda, Giuseppe peregrinò accompagnato da vari cavalieri per evangelizzare la Francia, la Spagna, il Portogallo e l’Inghilterra.
Culto
Giuseppe d’Arimatea è venerato come Santo dalla Chiesa cattolica, ortodossa, luterana e da alcune Chiese anglicane. Gli ortodossi commemorano il Santo nella seconda domenica dopo Pasqua e il 31 luglio. La Chiesa Cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 31 agosto.
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Fabio Amicosante