Santa Giuliana da Nicomedia pose una condizione al suo promesso sposo, che però non accettò e per questo fu condannata, incarcerata e sottoposta a torture di indicibile violenza.
La storia di Santa Giuliana da Nicomedia, martire del III secolo, è comune a quella dei tanti martiri dei primi secoli, quando le persecuzioni ai cristiani erano feroci e la testimonianza di fede era forte ed esemplare. Giovane ragazza figlia di un funzionario imperiale proveniva da una famiglia pagana a Nicomedia in Bitinia e nacque intorno al 285.
Fin dall’età di 9 anni fu promessa in sposa al prefetto della città di nome Evilasio con il patto tra le famiglie che prevedeva il matrimonio al compimento del suo diciottesimo anno di età. Nel corso della sua crescita Giuliana venne a conoscere il cristianesimo e divenne cristiana, l’unica nella sua famiglia.
Arrivata all’età in cui avrebbe dovuto convolare a nozze Giuliana pose come condizione che il promesso sposo si convertisse al cristianesimo e si facesse battezzare. Ma lui rifiutò e l’ira pagana si accese su di lei. Prima il padre, Africano, la percosse per punirla e farle cambiare idea. Poi il fidanzato la denunciò alle autorità in quanto cristiana e la ragazza fu processata e imprigionata.
Giuliana fu posta sotto tortura affinché diventasse un’apostata e abiurasse, ma lei non lo fede. Salda nella fede si rifiutò di rinnegare il Signore e di idolatrare gli idoli pagani. Messa in prigione, subì diversi attacchi del demonio che la tentava.
Così racconta Eusebio di Cesarea che narra delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e poi dell’imperatore Massimiano che imperversavano in quell’epoca. Il demonio appariva a Giuliana sotto forma di un angelo e la invitava a sacrificare agli dei pagani per aver salva la vita e per sottrarsi agli atroci tormenti che la attendevano. Lei però con l’aiuto della preghiera riuscì a comprendere che si trattava del demonio che la stava tentando.
Secondo una leggenda il combattimento non fu solo interiore ma anche fisico e lei lo incatenò. È scritto infatti che “gli legò le mani di dietro, e gittandolo in terra si ‘l batté durissimamente con la catena con la quale era legata, e ‘l diavolo sì la pregava: Madonna Giuliana, abbi misericordia di me“. Sempre secondo questa narrazione andò al supplizio portandosi dietro il demonio in catene.
Il Martirologio Romano ricorda i tormenti che la giovane cristiana ha dovuto affrontare: dopo le incomprensioni della famiglia e le percosse del padre, la denuncia da parte del promesso sposo e l’incarcerazione. Gli attacchi demoniaci e la lotta con lui, e poi anche le torture fisiche. Fu gettata nelle fiamme di una caldaia bollente, ma morì solo dopo, per decapitazione. Era l’anno 305.
Non andò al martirio da sola: insieme a lei ci furono anche altri martiri: il suo vescovo Antimo, Santa Barbara ed altri. I suoi resti mortali durono custoditi da una matrona romana. Prese e conservate, le sue reliquie furono venerate nella cattedrale di Cuma che oggi non esiste più perché è andata distrutta. Lì furono portate dopo che in viaggio verso Roma le sue spoglie si trovavano nella nava che subì un naufragio.
Il culto a Santa Giuliana si sviluppò in modo molto forte in Campania. Ma ci sono tstimonianze del culto della santa anche a Vallepietra, in Inghilterra e in Spagna, e alcune sue reliquie si trovano anche a Perugia e a Verona. Non si conosce l’esatto motivo, ma Santa Giuliana da Nicomedia nel corso dei secoli è stata invocata come protettrice delle partorienti.
Per la sua giovane età è stata posta a modello della spiritualità giovanile, come esempio di fortezza nella fede che dona la vita anche quando è tutta ancora da vivere. Il Martirologio Geronimiano ha fissato la sua memoria liturgica per il 16 febbraio.
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