Il Beato Corrado Confalonieri in un particolare evento della sua vita, che aveva provocato ingenti danni, fu preso da una profonda crisi di coscienza, che lo portò ad auto accusarsi per salvare un uomo condannato a morte ingiustamente.
L’Emilia e la Sicilia sono le regioni in cui visse il Beato Corrado Confalonieri e in cui è maggiormente ricordato. Era nato a Piacenza intorno al 1290, proveniente da una ricca e nobile famiglia. Corrado era perciò un aristocratico dedito agli agi. Giovane, aveva una moglie, Giovannina, e viveva all’insegna dei divertimenti e delle passioni tra cui quella della caccia.
È proprio durante una battuta di caccia che si verificherà un evento da cui partirà una totale trasformazione della sua vita. Un giorno, andato a caccia lungo la riva del Po insieme a dei sottoposti, cercò di inseguire un animale selvatico. Mentre l’animale gli sfuggiva, preso dall’impazienza diede ordine di appiccare il fuoco per stanare la bestia. I suoi uomini fecero come lui aveva ordinato, ma anche a causa del torrido caldo estivo non furono in grado di placare le fiamme che si erano formate.
Si sviluppò un grande incendio che devastò la campagna circostante. Nessuno era stato testimone di questo gesto e allora loro andarono via indisturbati. Poi i contadini che avevano avuto ingenti danni fecero ricordo al governatore della città che aprì un’inchiesta. Fu accusato un povero contadino che non aveva un alibi.
La crisi di coscienza e la conversione
L’uomo fu condannato a morte senza poter dimostrare la sua estraneità ai fatti. Stava per essere ucciso, ma Corrado fu colto da una profonda crisi di coscienza. Se avesse taciuto un innocente sarebbe morto e il rimorso lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Avvertì nel suo animo che sarebbe stato un atto di grande ingiustizia e allora decise di rivelare la verità e auto accusarsi.
La sua confessione chiarì l’accaduto e dal momento che non era stata un’azione dolosa non fu condannato a morte ma a risarcire economicamente coloro che avevano avuto i danni. Nonostante Corrado fosse ricco i danni erano stati ingenti e per risarcire impiegò non solo i suoi averi ma anche quelli della moglie. Questo evento così sconvolgente nella sua vita portò ad una profonda conversione spirituale sua e della sua sposa.
Erano ridotti in povertà, ma al tempo stesso avevano trovato la fede. Lui diventò terziario francescano e la moglie clarissa. Corrado si trasferì passando da Roma prima di arrivare in Sicilia. Lì si stabilì nella valle di Noto dove visse prima presso un ospedale e poi come eremita sui monti. Corrado rimase lì per circa 40 anni fino alla sua morte giunta il 19 febbraio 1351 svolgendo, come ricorda il Martirologio Romano “un severissimo tenore di vita nell’orazione continua e nella penitenza“.
I miracoli avvenuti
Alcuni miracoli, rimasti noti, sono stati attribuiti all’intercessione del Beato Corrado Confalonieri. Quando era ancora in vita un giorno, recatosi a Noto dalla montagna in cui viveva da eremita incontrò un nobile, suo vecchio conoscente. Quest’uomo soffriva da molto tempo di un’ernia e dopo le sue preghiere guarì all’improvviso.
Un altro episodio vede come protagonista il figlio di un sarto, anche lui malato. Sempre dopo le preghiere di Confalonieri il ragazzo guarì. Il miracolo più conosciuto è il cosiddetto miracolo dei Pani. Durante una carestia che aveva colpito la Sicilia chiunque si rivolgeva a Corrado riceveva un pane caldo da mangiare. Si pensava che fosse impastato dagli Angeli dal momento che la povertà era tanta ed era pressoché impossibile procurarsi la farina.
Si narra che Corrado Confalonieri morì con accanto il suo confessore mentre ,gravemente malato, era in ginocchio in preghiera con gli occhi rivolti verso il cielo. Fu beatificato da papa Leone X nel 1515.