Martire del II secolo, San Giustino patì la persecuzione dell’imperatore Marco Aurelio dopo aver professato e difeso la verità di Cristo fino alla morte violenta.
San Giustino ha il primato di esser stato il primo filosofo santo. Trascorse la prima parte della sua vita, tutta la giovinazza, in cerca della verità e dopo una lunga peregrinazione intellettuale approdò all’incontro non con un’idea, ma con una persona, Gesù Cristo.
Nato intorno all’anno 100 a Flavia Neapolis nei pressi dell’antica Sichem in Samaria, fu cresciuto con un’educazione pagana. Desideroso di scoprire la verità sull’esistenza studiò le varie filosofie, dallo stoicismo al pitagorismo, dalla filosofia aristotelica a quella paltonica, senza però trovare appagamento alla sue sue domande.
Si illuse di cercare Dio con le sue forze e con la sua volontà e si ritirò a fare una vita solitaria in un luogo isolato. Incontrò un anziano che gli fece capire che senza il dono dello Spirito Santo non è possibile elaborare un pensiero retto di Dio.
L’incontro con il vecchio uomo che lo portà a riflettere su ciò a cui non aveva mai pensato rappresentò la svolta per la sua vita. Certamente provocò un’apertura del cuore attraverso cui potè entrare la grazia. La fede è un dono che può essere chiesto e che presuppone una libera adesione. L’anziano saggio infatti gli disse: “Tu prega anzitutto che le porte della luce ti siano aperte, perché nessuno può vedere e comprendere, se Dio e il suo Cristo non gli concedono di capire“.
Iniziò a pregare e il dono della fede gli fu dato e il suo cuore si infiammò d’amore per Cristo. La conoscenza della Sacra Scrittura lo condusse nella via della conversione. Intorno ai 30 si fece battezzare ad Efeso divenendo perciò cristiano. Si mise a viaggiare per condividere la grazia che aveva ricevuto e a Roma fondò una scuola.
Scrisse la Prima apologia dei cristiani indirizzata all’imperatore Antonino Pio criticando i miti pagani e mostrando le ingiustizie che nei tribunali venivano perpetrate ai danni dei cristiani. Si adoperò per affermare la possibilità di una conciliazione tra fede e ragione.
San Giovanni Paolo II ha detto che San Giustino era stato “pioniere di un incontro positivo col pensiero filosofico, anche se nel segno di un cauto discernimento” e papa Benedetto XVI lo ha definito “il più importante tra i Padri apologisti del secondo secolo“.
San Giustino discuteva filosoficamente nelle scuole e difendeva le verità cristiane. Un filosofo cinico di nome Crescenzio gli manifestò una grande ostilità e lo denunciò all’imperatore. Nel 166 insieme ad altri cristiani Giustino fu portato di fronte al Prefetto di Roma, Rustico.
All’interrogatorio professò fedelmente la sua fede recitando il Credo. Questo gli costò la condanna a morte. Era certo, per fede, che avrebbe ricevuto la ricompensa eterna seppure avesse perduto la vita fisica. Quando il Prefetto gli chiese: “Tu pensi, dunque, che salirai al cielo, per ricevere questa ricompensa?”, lui rispose: “Io non lo penso, io lo so e ne sono così sicuro da non dubitarne minimamente”. Morì per decapitazione, ma prima fu flagellato.
Scrisse numerose opere, ma la maggior parte dei suoi scritti è andata perduta. Durante il Concilio Vaticano I i vescovi vollero che San Giustino fosse ricordato ogni anno dalla Chiesa universale. Il Concilio Vaticano II ha richiamato il suo insegnamento in due dei suoi testi fondamentali: la costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, e la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes.
O Dio,
che hai donato al santo martire Giustino
una mirabile conoscenza del mistero di Cristo
attraverso la sublime follia della Croce,
per la sua intercessione
allontana da noi le tenebre dell’errore,
confermaci nella professione della vera fede
e fa’ che viviamo in perenne rendimento di grazie
per i tuoi innumerevoli benefici.
Amen.
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