Sorelle e insieme martiri, Rufina e Seconda sono le sante di oggi 10 luglio: non cedono alle richieste dei fidanzati e scelgono si essere fedeli a Dio.
Esempi di fede nei primi secoli, le Sante Rufina e Seconda subirono le persecuzioni ai cristiani e affrontarono il martirio con fermezza forti della loro fede e della speranza in Cristo. Le notizie che si hanno su di loro arrivano da un’antica Passio del V secolo.
Il Martirologio Romano le ricorda martiri a Roma sotto la persecuzione dell’imperatore Valeriano e di Gallieno. Varie fonti attestano la storicità dell’esistenza di Rufina e Seconda: sono citate nel Martirologio Geronimiano, negli Itinerari romani, nella Notizia di Guglielmo di Malmesbury, ed inoltre sono menzionate nel famoso Calendario Marmoreo di Napoli.
Rufina e Seconda erano due sorelle e vivevano a Roma. Entrambe erano fidanzate con dei giovani cristiani. Ma all’incombere delle persecuzioni i fidanzati, che non avevano la loro grande fede, si dimostrarono ostili nei loro confronti e fecero una richiesta che loro non avrebbero mai potuto accettare.
Santo di oggi 10 luglio: Rufina e Seconda
I fidanzati chiesero alle due sorelle di abiurare, di rinnegare la fede per aver salva la vita. Loro erano diventati apostati e volevano che anche le due ragazze facessero altrettanto. Rufina e Seconda rifiutarono e fecero voto di verginità.
I due ragazzi non si rassegnarono perché volevano averle per sé e proseguire il fidanzamento. Quindi per vendetta le denunciarono. Fu così che il prefetto Archesilao le raggiunse mentre si trovavano al XIV miglio della Flaminia.
Si erano infatti messe in fuga nel tentativo di sfuggire ai persecutori. Ma quando si appropinquavano ad si allontanarsi da Roma, furono catturate e consegnate al prefetto Giunio Donato, che, come risulta da antichi documenti era il praefectus urbis. Era l’anno 257.
Come avveniva per i tanti martiri di quell’epoca, anche le due sorelle furono sottoposte a forti pressioni, duri interrogatori e tentativi di induzione all’apostasia con la proposta di matrimonio e di una vita felice. Loro furono ferme nella fede e di fronte alla loro resistenza e rifiuto, furono condannate a morte.
Furono trasportate in un bosco chiamato Silva Nigra, che si trovava lungo la via Cornelia. In quel luogo Rufina venne decapitata, invece Seconda fu percossa a morte sul capo con un bastone. Poi i corpi esanimi delle due martiri furono lasicati nel bosco.
Si narra che fu una matrona romana di nome Plautilla a dar degna sepoltura alle due sorelle. Sembra che loro le fossero apparse in sogno e le avessero indicato il luogo in cui erano state martirizzate esortandola alla conversione.
Il culto delle Sante Rufina e Seconda e l’arte
La Silva Nigra successivamente prese il nome di Silva Candida, come fu chiamata dai fedeli. Sulla loro tomba infatti si era sviluppata la devozione a loro e vari miracoli furono attribuiti all’intercessione di queste due sante sorelle.
In quella località nel IV secolo papa Giulio I fece costruire una basilica che poi nel secolo successivo diventò sede episcopale. Ad oggi non rimane niente della basilica e del piccolo agglomerato urbano che era sorto intorno. Restano solo dei pavimenti a mosaico che si trovano esposti al Museo dell’Alto Medioevo all’Eur.
È famoso il dipinto che raffigura il Martirio delle Sante Rufina e Seconda, opera del ‘600 di Giulio Cesare Procaccini, Giovanni Battista Crespi detto il Cerano e Pier Francesco Mazzucchelli detto Il Morazzone, e per questo definito “quadro delle tre mani”. È conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.