Oggi, 13 settembre, si commemora San Giovanni Crisostomo, grande predicatore, con un’eloquenza brillante dalla “bocca d’oro”.
Tra i maggiori predicatori della storia della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, la cui memoria liturgica è oggi 13 settembre, fu vescovo e visse tra la metà del IV e l’inizio del V secolo.
Nacque ad Antiochia intorno al 349 e da giovane intraprese gli studi di retorica sotto la direzione del celebre Libanio. Imparò a leggere le Scritture secondo il metodo antiocheno, che era molto legato alla spiegazione letterale dei testi.
Trascorse alcuni anni in solitudine nel deserto, lontano dalla città per proseguire meglio nel cammino spirituale. Si ritirò sul monte Silpio nei pressi di Antiochia. A suo rientro in città fu prima ordinato diacono e poi presbitero dal vescovo Flaviano.
San Giovanni Crisostomo era ammirato per le sue qualità: tra tutte una brillante eloquenza che gli valse l’appellativo di Cristostomo, che dal greco significa “bocca d’oro”. Ma era grande anche la sua carità e la saldezza nella fede.
La sua predicazione si concentrava molto sull’esortazione morale e si scagliava inesorabilmente contro la corruzione dei costumi. Invitava tutti ad approfondire le Scritture e a vivere una vita autenticamente cristiana. Il suo invito era rivolto ai laici, convinto che il perfezionamento spirituale non fosse un percorso che dovevano fare solo i monaci.
Annunciava la Parola di Dio in modo brillante ed efficace sia ai cristiani che ai pagani. A sua volta divenne vescovo di Costantinopoli e contrastò l’eresia ariana che dilagava all’epoca. A causa della sua predicazione senza sconti dovette subire l’ira dell’imperatrice Eudossia che lo ostacolò in molti modi.
La sua ostilità arrivò a farlo deportare e condannarlo all’esilio. Per questo trascorse un periodo di tempo lontano dalla sua patria, poi l’esilio fu revocato perché intervenne papa Innocenzo I. Non potè comunque fare ritorno a Costantinopoli, ma andò prima in una piccola città dell’Armenia e poi nel Ponto, a Pizio.
Il suo fisico era ormai molto provato dagli estenuanti spostamenti che aveva affrontato e la sua vita terrena si concluse il 14 settembre 407 a Comana sul Mar Nero, durante il viaggio.
Le ultime parole che pronunciò prima di morire furono: “Gloria a Dio in tutte le cose“. I suoi resti, dopo il sacco di Costantinopoli del 1204, quando ci fu la Quarta Crociata, furono traslati nella basilica di San Pietro e lì riposano tuttora.
Questo brillante predicatore, che poi sarebbe stato proclamato Dottore della Chiesa, poneva molto l’accento sulla necessità della contemplazione. Considerava la preghiera come la luce per l’anima.
“La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l’anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi ed ore, ma fiorire continuamente, giorno e notte“, scriveva in una delle sue più belle omelie.
Offriva alla gloria di Dio ogni azione buona compiuta, ma anche gli eventi che doveva subire. Sono numerosi i testi che San Giovanni Crisostomo scrisse. Rimangono infatti trattati, omelie, opere di esegesi delle Scritture in una ampia produzione.
Anche in Oriente è presente il culto a San Giovanni Crisostomo e sono numerosi i monasteri a lui dedicati.
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