Prima giovane dedito allo svago, San Ranieri di Pisa fece un incontrò che gli cambiò la vita fino a raggiungere le vette della santità.
La storia di San Ranieri di Pisa, santo molto venerato nella zona e patrono della cittadina toscana è quella di una conversione che avvenne ad un certo punto della sua vita. Si chiamava Ranieri Scacceri ed era nato nella città di cui porta il nome intorno al 1115 ed era figlio di una famiglia di agiati mercanti.
I genitori cercavano di fornirgli una buona educazione, retta e assennata, ma nonostante questo lui trascorreva il tempo nei divertimenti e rifiutava i richiami della famiglia a vivere sobriamente. Era destinato a proseguire il lavoro paterno ma preferiva dedicarsi al canto e al suono della ghironda, uno strumento a corde di origine medievale.
La sua agiografia più nota fu scritta dopo la sua morte dall’amico e canonico Benincasa, che nella Vita, tracciò la descrizione della sua figura identificandolo anche come omicida. Sembra che nella prima gioventù avesse commesso un delitto.
Era un giovane inquieto e in ricerca e ad un certo punto ci fu un incontro che rappresentà la svolta per la sua esistenza. Incontrò l’eremita Alberto Leccapecore, un nobile originario della Corsica che aveva lasciato tutti i suoi beni dopo aver visto morire suo fratello in un duello per condurre una vita di penitenza.
Venuto a contatto con quest’uomo Ranieri iniziò a cambiare e si mise in atto in lui una conversione radicale di vita che lo portò a trovare Dio e ad abbracciare completamente la sua volontà. Aveva 20 anni e svolgeva ancora la professione di mercante. Andò in Oriente per ragioni di commercio e vi rimase per 4 anni, fino alla chiamata definitiva avvenuta in Terrasanta.
Giunto a Gerusalemme, andò a visitare la cappella del Golgota nella Basilica del Santo Sepolcro. Qui fece l’atto di spogliarsi delle sue ricche vesti e prese ad indossare l’abito del penitente, quello che all’epoca si chiamava pilurica. Era il Venerdì Santo del 1140 e da allora si spogliò di tutti i suoi beni per darli ai poveri e visse in completa povertà.
Visitò tutti i principali luoghi della vita terrena del Signore da Betlemme a Nazareth fino al Monte Tabor. Viveva di preghiere e di meditazioni sulla Passione di Gesù. La sua vita in stile ascetico comprendeva molti digiuni e normalmente si asteneva dal cibo tutti i giorni della settimana a parte il giovedì e la domenica.
Intorno al 1154 tornò a Pisa e volle condividere in patria la gioia della sua vita trasformata. Si ritirò in un monastero. Lì continuò a vivere e si diffuse ben presto al sua fama di taumaturgo. Tramite San Ranieri avvennero diverse guarigioni miracolose. Molte di queste furono attraverso il dono dell’acqua benedetta e per questo motivo nella biografia scritta da Benincasa è definito “Ranieri dall’Acqua”.
Tra i miracoli, la liberazione di una donna dalla possessione diabolica, il ritorno in vita un fanciullo deceduto tragicamente. Ad un certo punto seguendo un’ispirazione divina lasciò Pisa e si trasferì nel monastero di San Vito, il luogo in cui aveva conosciuto il beato Alberto ed era iniziata la sua conversione. La sua vita proseguì da laico che aveva fatto voto di consacrarsi in castità e obbedienza alla Chiesa. Morì in fama di santità il 17 giugno 1160.
Secondo una leggenda alla sua morte le campane delle chiese iniziarono a suonare da sole senza che nessuno le toccasse. Nel 1632 San Ranieri diventò patrono di Pisa e le sue reliquie furono portate in processione per la città.
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