San Luigi Gonzaga, giovane nobile mantovano, modello di purezza e di fede autentica, è pronto a donare la vita per un sincero atto di carità.
La vita di San Luigi Gonzaga è molto breve, ma è un’esistenza pregna di una fede umile e pura che si manifesta nella carità più piena. Nacque a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova il 9 marzo 1568 da una famiglia dell’alta nobiltà.
Il padre era il marchese Ferrante, li signore del luogo, e lui il primogenito di otto figli, la cui sorte era destinata a proseguire le attività del casato. Viene educato fin dall’infanzia verso la vita militare, tanto che già all’età di 5 anni gli fu messa addosso una corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato da un cannone durante le esercitazioni di sparo.
Molto presto però il giovanissimo Luigi sentì che quella non era la sua attitudine. Quando aveva 7 anni già pregava molto inginocchiarsi più volte al giorno per recitare i salmi penitenziali. A 10 anni avvertì la vocazione religiosa e fece voto di castità e di dedicarsi al prossimo con carità e umiltà e consacrandosi alla Madonna. Ricevette la Prima Comunione a 12 anni dalle mani di San Carlo Borromeo.
La scelta della Compagnia di Gesù e della vita religiosa
Nonostante l’opposizione paterna, che aveva altri piani per lui, nel 1585, a 17 anni decise di entrare nella Compagnia di Gesù e andò a Roma per questo. Ai parenti che lo deridevano per la sua scelta, San Luigi rispondeva con fermezza: “Cerco la salvezza, cercatela anche voi!Non si può servire a due padroni“.
Tra gli insegnanti di teologia ebbe San Roberto Bellarmino che fu la sua guida spirituale fino alla sua morte e successivamente ne promosse la causa di beatificazione. Luigi si era proposto come ideale di seguire Cristo incondizionatamente e per amore suo anche la povertà.
I gesuiti si trovarono davanti ad un ragazzo che non aveva bisogno di tanti discorsi teologici e di esercizi di tipo ascetico perché già aveva una vasta sapienza e praticava con fervore e ardore penitenziale le forme di pietà. Dovettero cercare di limitare tutto quello zelo che lo animava.
Gli venne chiesto di pensare meno al Signore e lui si trovò in difficoltà con questa indicazione. Infatti diceva: “Veramente io non so che fare. Il padre rettore mi proibisce di fare orazione, acciò che con l’attenzione io non faccia violenza alla testa: ed io maggior forza e violenza mi fo, mentre cerco di distraèr la mente da Dio che io tenerla sempre raccolta in Dio, perché questo già per l’uso mi è quasi diventato connaturale, e vi trovo quiete e riposo e non pena“.
La pestilenza e il grande gesto di carità
Intorno al 1590 Roma fu colpita da una serie di grandi tragedie: prima una siccità, poi una carestia e per finire una grande pestilenza. Luigi non si risparmiò e non si fece frenare dalla paura del contagio. Andava in giro per le case dei nobili a raccogliere elemosine che poi portava ai bisognosi e si dedicava personalmente all’assistenza dei malati: in loro vedeva il volto stesso di Cristo.
Un giorno compì un grande atto di carità che ebbe per lui delle conseguenze. Era il 3 marzo 1591 quando s’imbatté in un appestato che era stato abbandonato per strada. Con carità fraterna e cristiana non esitò a caricarselo sulle spalle per portarlo fino in ospedale.
Rimase contagiato e solo pochi mesi dopo, il 21 giugno, morì. Aveva solo 23 anni, ma la morte non lo spaventava ed era felice dell’incontro che avrebbe avuto con Dio. A tutti infatti diceva “Me ne vado felice!“. Con la certezza di essere accolto nell’amore di Dio pochi giorni prima di morire scrisse alla madre: “Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal Cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza“.
E la esortava a non piangere per la sua morte scrivendo: “guardati dall’offendere l’infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze“.
Fu canonizzato nel 1726 e tre anni dopo proclamato patrono degli studenti. Successivamente, papa Pio XI lo designò patrono della gioventù cattolica e papa Giovanni Paolo II lo consacrò come patrono dei malati di aids.
Culto e devozione
Santo molto venerato, la devozione popolare ha rivolto omaggi a San Luigi Gonzaga anche in ambito gastonomico. Esiste infatti un dolce a lui dedicato che riprende un particolare dell’abito che lui abitualmente usava indossare.
Oltre alla venerazione del suo corpo nella sua tomba, c’è anche quella di alcune reliquie. Tracce del suo sangue, note come i Sacri Grumi di San Luigi Gonzaga sono infatti oggetto di venerazione presso la Chiesa di Gesù Vecchio a Napoli.