Vescovo di Bordeaux tra IV e V secolo, San Paolino da Nola, da giovane senatore si convertì grazie a una donna di cui si era innamorato, che ha poi sposato.
Il suo nome completo era Ponzio Anicio Meropio Paolino e nacque in Francia, a Bordeaux nel 355. Faceva parte di un’illustre famiglia di consoli e senatori. Tra i primi maestri ebbe il grande e celebre poeta Ausonio, che era amico del padre, che era funzionario imperiale.
La sua educazione fu molto curata e gli furono insegnate discipline come filosofia, diritto e poesia. Paolino era intelligente e precoce nell’apprendimento tanto che all’età di 15 anni aveva già completato gli studi e la sua istruzione letteraria era giunta a compimento.
Si avviava per lui una brillante carriera politica. A soli 20 fu annoverato tra i 600 senatori e nel 378, terminato il periodo di questa carica divenne governatore della Campania, una grossa provincia senatoriale. Non si trasferì però a Capua, cittadina più grande e rinomata, ma a Nola, dove aveva alcuni possedimenti terrieri.
Fece incontri importanti che lo portarono alla fede. Prima ebbe modo di conoscere Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e poi Sant’Agostino di Ippona, all’epoca giovane. Durante un viaggio a Barcellona incontrò Therasia, una donna che diventerà la sua sposa.
Therasia era cristiana e lo condusse sulla via della conversione. Ben presto Paolino abbracciò la fede e si fece battezzare. Aveva all’incirca 25 anni. I due sposi ebbero un figlio, Celso, che morì prematuramente. In seguito a questo evento i due sposi decisero di dedicarsi entrambi alla via dell’ascesi cristiana.
Seguirono perciò il modello di vita monacale che era sorto in Oriente. Di comune accordo diedero via tutti i loro beni e distribuirono il ricavato ai poveri. Poi partirono per la Catalogna dove conducevano ognuno per conto suo una vita religiosa.
Paolino fu molto apprezzato e la popolazione chiese al vescovo di consacrarlo sacerdote. Lui desiderava condurre una vita solitaria in stile monacale e rifiutò di essere incardinato nella diocesi di quella regione, così come rifiutò lo stesso invito da parte del vescovo di Milano, Ambrogio.
Volle tornare a Nola. Lì la sua famiglia possedeva la tomba di San Felice, un santo vissuto proprio in quel luogo, di cui anch’egli porta il nome. Vi costruì un santuario e poi un ospizio per i poveri. Fece edificare anche un monastero dove più tardi si ritirò a vivere con Therasia e altri discepoli conducendo sempre una vita monastica.
Manteneva i contatti con il mondo esterno attraverso la corrispondenza epistolare. Sono giunte attraverso i secoli 51 lettere da lui scritte. La sua comunicazione era con personalità di spicco del mondo cattolico, tra cui più di tutti Sant’Agostino.
Aveva amici per i quali componeva epitalami o poesie consolatorie in vari momenti della vita. Nel 409 fu nominato vescovo di Nola. Era un periodo complicato per l’Italia a causa dell’invasione dei Vandali e tutte le città, da Roma a quelle della Campania erano a rischio. Paolino accettò il ministero episcopale pensando al bene dei fedeli. Morì nel 431, solo un anno dopo la morte di Sant’Agostino, all’età di 71 anni.
Secondo la tradizione, San Paolino da Nola fu il primo ad aver suonato le campane della Chiesa. Per questo motivo è diventato il protettore dei campanari. Ma anche perché la parola campane deriva da Campania, la regione alla quale apparteneva.
Si narra che quando durante l’invasione dei Vandali una madre addolorata lo implorò di salvare il suo unico figliolo vittima della furia di quelli che li avevano imprigionati, lui scelse di immolarsi. Partì al posto del ragazzo, che era tenuto schiavo in Africa. Paolino poi riuscì a liberare sia se stesso che gli altri prigionieri, e ritornò a Nola con una nave colma di grano.
La folla lo accolse festante donandogli dei gigli in segno di ringraziamento. Ancora oggi a Nola nel mese di giugno si celebra la “festa dei gigli” in memoria di San Paolino.
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