I Santi Nazario e Celso, che si ricordano oggi 28 luglio, sono martiri ritrovati a Milano dal grande vescovo Sant’Ambrogio.
Non si hanno molte informazioni sulla storia dei Santi Nazario e Celso. I dati certi sono che vissero nel I secolo e subirono le prime persecuzioni ai cristiani: morirono martiri per la fede.
Le loro figure si legano a quella di Sant’Ambrogio, celebre e illustre vescovo di Milano, il quale ritrovò i loro corpi e li citò nella sua biografia. Le maggiori notizie su di loro, infatti, si ricavano da lì.
San Nazario era un citto citati nella sua biografia. Le maggiori notizie su di loro, infatti, si ricavano da lì.
San Nazario era un cittadino romano, legionario, di famiglia ebrea e si era convertito al cristianesimo. Era discepolo di San Pietro e fu battezzato da San Lino prima che questi diventasse papa.
Da Roma, la città in cui era nato e viveva, si recò in Lombardia per sfuggire alle persecuzioni che imperversavano sui cristiani. Passò da Piacenza, poi si stabilì a Milano. Lì incontrò in carcere i compagni di fede, i Santi Gervasio e Protasio.
Successivamente andò anche nelle Gallie e lì una matrona affidò alle sue cure un bambino di 9 anni, che lui battezzò con il nome di Celso educandolo alla fede. Insieme andarono ad evangelizzare viaggiando per la Francia meridionale e arrivando fino a Treviri.
Le persecuzioni ai cristiani li raggiunsero anche lì e per un po’ riuscirono a scamparla poiché Nazario era cittadino romano. Ma quando furono arrestati, pur non subendo torture, proprio grazie a questo status di Nazario, furono mandati a Roma a subire un processo.
Durante questo tipo di processi ai cristiani veniva solitamente chiesto di abiurare la propria fede e rendere sacrifici agli idoli pagani. I romani fecero questa proposta anche a Nazario e Celso.
Spesso erano tanti i tentativi di indurre i cristiani a rinnegare Cristo e gli si prometteva la salvezza fisica e vari vantaggi. Ma Nazario e Celso come altri martiri di quei primi secoli manifestarono l’amore verso Dio senza tentennamenti.
Si rifiutarono di abiurare e quindi, di conseguenza, furono condannati a morte. Sono diversi i racconti, talvolta leggendari, che narrano le peripezie subite in quel frangente.
Sembra che il decreto di condanna fu firmato dal governatore di Ventimiglia e che i due cristiani furono imbarcati su una nave per essere poi gettati al largo del mare e trovare così la morte.
Ma questo non avvenne, perché un nubifragio mandò all’aria i piani dei carnefici. Secondo una leggenda furono sì gettati nel mare, ma prodigiosamente si misero a camminare sulle acque.
La nave approdò a Genova e Nazario e Celso poterono dapprima proseguire la loro missione evangelizzatrice per un certo piccolo periodo di tempo. Rimasero in Liguria tra il 66 e il 67, poi andarono a Milano e lì furono nuovamente arrestati e condannati a morte. Era l’anno 76 e furono uccisi per decapitazione.
Dei due martiri cristiani non si seppe niente fino a quando il vescovo di Milano Sant’Ambrogio non ritrovò i loro corpi. Nel 395 sotto un’ispirazione divina il santo vescovo fu guidato fino a scoprire i corpi di Nazario e Celso sepolti negli orti fuori della città di Milano.
C’era un corpo decapitato ma incorrotto, che fu identificato con Nazario: fu trasportato fino alla Porta Romana e lì venne edificata una chiesa in suo onore. Di Celso furono ritrovate le ossa e fu costruita un’altra basilica.
Gloriosissimi Martiri ed Apostoli di Gesù, Santi Nazario e Celso,
che con animo invitto e singolare carità ci avete illuminato
a conoscere il vero Dio e ci avete ammaestrato
nella fede e nella religione di N. S. Gesù Cristo, fonte di vera civiltà e salvezza,
venite in nostro aiuto e degnatevi di intercedere per noi.
Ottenete ai pusillanimi vigoria di cristiana virtù e vivezza di fede,
ai peccatori una vera contrizione delle loro colpe,
ai giusti la finale perseveranza.
Ascoltate le preghiere di chi ricorre al vostro valevole patrocinio
e siate voi gli Angeli tutelari delle nostre famiglie.
Deh fate, o invitti Martiri del Signore,
che non venga meno nei nostri cuori la fede e l’amore a Gesù Cristo;
che fermi ci manteniamo nel divino servizio
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