Oggi 29 agosto si commemora Santa Sabina, patrizia romana convertita che faceva gesti di pietà e morì martire per la fede.
Tra i numerosi santi martiri dei primi secoli del cristianesimo c’è anche Santa Sabina, la cui memoria liturgica cade oggi 29 agosto. Il Martirologio Romano la ricorda anche in riferimento alla basilica che porta il suo nome costruita sull’Aventino a Roma per renderle omaggio.
Santa Sabina era una nobile donna romana e visse nel II secolo. Le informazioni sulla sua vita, come accade per molti santi dei tempi più anitchi non sono molte e le poche sono incerte. Di lei si sa che era sposata con un uomo illustre e che aveva un ruolo importante nella Roma dell’epoca, Valentino.
Come pontefice c’era papa Telesforo. Nacque dunque in un contesto pagano e lì si formò. Poi, anche se non si conoscono esattamente i dettagli, entrò a contatto con i cristiani ed abbraccio la fede in Cristo.
Santo di oggi 29 agosto: Santa Sabina
Probabilmente incontrò il cristianesimo tramite la sua ancella, di nome Serafia, che era per lei anche una fidata e carissima amica. Tempo dopo il suo matrimonio quindi si convertì e ricevette il Battesimo.
Serafia fu una guida per Sabina e oltre ad evangelizzarla la indirizzò sulla via della carità. E così Sabina aiutava i poveri, i progionieri, i malati, erano tanti gli atti d’amore e di compassione che compiva.
Insieme all’ancella di notte andava nelle catacombe, dove i cristiani si riunivano clandestinamente poiché era tempo di persecuzioni. Durante l’impero di Adriano e la sua feroce persecuzione ai cristiani anche Sabina ne rimase vittima.
Fu accusata di essere cristiana e da lì si aprì per lei la strada del martirio. Accadde perché fu scoperta a raccogliere le spoglie di Serafia, che era stata catturata, torturata e uccisa prima di lei. Sabina voleva darle degna sepoltura.
Il martirio per la fede
Consegnata nelle mani del prefetto di Roma Elpidio fu interrogata. Il prefetto le chiese se fosse Sabina, la donna nobile e ricca che tutti conoscevano e lei rispose di sì e aggiunse “ma rendo grazie al mio Signor Gesù Cristo, che per intercessione della sua serva Serafia, mi ha liberato dalla potestà del demoni“.
Come era consuetidine fare con tutti i prigionieri, gli inquisitori tentarono di portare Sabina all’abiura, ma senza ovviamente riuscirci. La tentarono in tanti modi, con promesse e lusinghe, ma lei, ferma nella fede, non cedette.
Infine fu condannata alla decapitazione. Era circa l’anno 120. Fu decapitata e i cristiani raccolsero il suo corpo. Così Sabina fu sepolta presso l’arco di Faustino, esattamente nello stesso sepolcro in cui lei stessa aveva deposto il corpo della sua amica Serafia, anch’ella riconosciuta come santa.
Secoli dopo, nel 425, un sacerdote dell’Illiria, di nome Pietro, decise di costruire una chiesa sul colle dell’Aventino. Era precisamente il punto in cui Santa Sabina aveva subito il martirio. Successivamente papa Onorio III donò questa chiesa a San Domenico che lì avrebbe fondato il suo ordine.
Il corpo di Santa Sabina e quello di Santa Serafia furono collocati sotto l’altare maggiore insieme alle spoglie di Sant’Alessandro, papa e martire, e dei Santi Téodulo ed Evenzio, anche loro morti per la fede.
In varie altre parti d’Italia, come in Abruzzo, in Umbria e in Sardegna si è sviluppato il culto a Santa Sabina e vi si trovano chiese a lei dedicate.