Il santo di oggi 30 luglio, San Pietro Crisologo vescovo, capace di trasmettere la fede agli altri, con la sua “parola d’oro” e diventò Dottore della Chiesa.
San Pietro Crisologo meritò questo appellativo, Crisologo appunto, un termine greco che significa “parola d’oro” per la sua brillante eloquenza e per la sua fervente attività di predicatore.
Si pensa che a dargli questo nome fu l’imperatrice Galla Placidia, figlia di Teodosio I, fedele cristiana. Era nato verso la fine del IV secolo ed era originario di Imola. Ebbe come padre spirituale il vescovo San Cornelio che lo battezzò, lo educò alla fede e lo ordinò diacono.
Santo di oggi 30 luglio: Pietro Crisologo
Non si sa molto del suo periodo giovanile, le maggiori notizie si hanno sulla sua attività episcopale a Ravenna. La diocesi era un’importante sede metropolitana della Chiesa.
Come riporta il Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis dello storico e sacerdote Andrea Agnello vissuto nel IX secolo), fu papa Sisto III che lo nominò vescovo di Ravenna. Questo avvenne in seguito ad una visione in cui vedeva Pietro Crisologo insieme a San Pietro e a Sant’Apollinare.
È considerato come uno dei predicatori più dotti e celebri del suo tempo. Mise la sua brillante eloquenza al servizio della fede e dell’ortodossia cattolica che erano minacciate dalle eresie dominanti all’epoca oltre che dal paganesimo.
C’era l’eresia nestoriana che negava la divinità ipostatica di Gesù e non accettava il dogma mariano di Maria Theotokos, ovvero Maria Madre di Dio. In Concilio di Efeso, indetto da papa Celestino I aveva condannato tale eresia ma essa continuava ad essere presente e a fare proseliti.
Il pericolo veniva anche dall’eresia monofisita sostenuta da Eutiche, sacerdote e archimandrita di un monastero di Costantinopoli che negava la presenza della natura umana in Gesù riconoscendo solo quella divina.
Pietro Crisologo confermò il primato della Santa Sede, stabilito per volontà divina e che nel 451 avrebbe confermato i cristiani nella fede con il Concilio di Calcedonia. Governò magnificamente la Chiesa ravennate, città che era diventata capitale dell’impero, cerniera tra Oriente e Occidente.
Le sue opere
Scrisse 176 sermoni e si tratta prevalentemente di omelie sui vangeli dai quali si evince un buon cuore di pastore, ma anche un esperto conoscitore dell’animo umano. Era inoltre un instancabile predicatore e portava a tutti l’amore di Dio. Da questi suoi scritti emergono le questioni dottrinali e in particolare cristologiche discusse all’epoca, nel periodo tra il concilio di Efeso e quello di Costantinopoli.
Risultano molto efficaci le sue spiegazioni del mistero dell’Incarnazione e del Credo apostolico, le confutazione delle eresie di Nestore, di Ario e di Eutiche. Dedicò inoltre una serie di omelie alla Beata Vergine Maria e alla figura di San Giovanni Battista.
Pietro Crisologo morì a Ravenna il 2 dicembre 450. Si trova sepolto nel Duomo di Imola in un sarcofago posto nella navata di sinistra della cripta. Molti secoli dopo, nel 1729 è stato proclamato Dottore della Chiesa.