A conclusione del mese mariano di maggio si ricorda la Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta, momento gioioso che culmina nel Magnificat.
La memoria della Visitazione della Beata Vergine Maria, che porta in grembo il Figlio di Dio, alla cugina Elisabetta, anche lei nel corso di una gravidanza miracolosa, è una tradizione molto antica ed attualmente è fissata nell’ultimo giorno del mese di maggio.
Questa festa è stata istituita da papa Urbano VI nel 1389: l’intento specifico all’epoca era di porre fine al Grande Scisma in atto per mezzo dell’intercessione materna di Maria. Ma la memoria della Visitazione ha origini ancora più remote. Sembra aver avuto origine a Bisanzio e poi fu ripresa dai francescani nel XIII secolo. La data del 31 maggio fu fissata dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II.
La festa del Magnificat
Il racconto dell’incontro tra la Madonna e la cugina Elisabetta è uno degli episodi in cui nel Vangelo la figura di Maria ha maggior spazio. Chiamata anche “festa del Magnificat“, prolunga ed estende la gioia della salvezza che ha avuto inizio con l’Annunciazione dell’Angelo a Maria sulla venuta al mondo del Salvatore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi che intercorrono fra l’Annunciazione e la nascita di Giovanni Battista dal grembo di Elisabetta.
Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo, Maria da Nazareth si recò a visitare la cugina Elisabetta, che era avanti negli anni ed attendeva un figlio nonostante fosse considerata sterile. Maria andò per prestarle aiuto. Entrambe le gravidanze sono segno esplicito dell’onnipotenza divina, gravidanze che mostrano come “niente è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Sempre l’evangelista Luca narra che Maria si mise in viaggio e “in fretta” raggiunse la città in cui si trovava la cugina. Con premura, quindi, e dedizione, si recò dalla parente e appena entrò nella casa avvenne qualcosa di grande.
Il riconoscimento di Maria come Madre di Dio
Il Vangelo di Luca ci dice che “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (Lc 1, 41-43).
È il riconoscimento di Maria come madre di Dio, ed Elisabetto lo esplicita aggiungendo: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 43-45).
Elisabetta così riconobbe ed affermò la verità al centro dell’Incarnazione, e quindi della storia della salvezza. Al tempo stesso è stato riconosciuto il ruolo del Figlio custodito nel grembo di Maria e quello di colei che per grazia divina è stata scelta ad esserne la Madre.
L’inno di lode ed esultanza
La Madonna risponde a queste parole con l’inno di lode che è il Magnificat. La sua anima esulta in Dio Salvatore e magnifica la sua grandezza. Profetizza che tutte le generazioni la chiameranno beata, come in effetti avverrà. Dio ha guardato l’umiltà della sua serva e l’ha resa Madre di Dio.
Maria loda le grandi cose che l’Onnipotente ha fatto in lei. Ne spiega la grandezza: esalta la misercordia divina che si stende su coloro che hanno un santo timore di Lui. Disperde i superbi tra i loro pensieri, rovescia i potenti e innalza gli umili, ricolmerà di beni gli affamati e lascerà a mani vuote i ricchi: la sua giustizia sarà manifestata nel Figlio che nascerà. Porterà a compimento ciò che aveva promesso ai padri, quindi la venuta del Messia. Il canto del Magnificat rappresenta il maggior numero di parole pronunciate da Maria e presenti in tutto il Vangelo.