Dottore della Chiesa, Sant’Efrem il Siro fu un dotto e un poeta del IV secolo e dedicò inni teologici e di lode in particolare rivolti alla Madonna.
Sant’Efrem detto il Siro, era diacono della chiesa di Nisibi in Mesopotamia o forse di Edessa, dove era nato intorno al 306. Esercitò un’intensa attività pastorale soprattutto mediante il canto e la lirica.
La sua peculiarità fu proprio quella di riuscire a conciliare sapientemente teologia e poesia. Secondo gli antichi, scrisse oltre 3 milioni di versi. A lui si fa risalire l’invenzione del canto antifonale. La figura della Beata Vergine Maria e il mistero eucaristico sono al centro delle sue opere.
A Sant’Efrem venne dato il soprannome di “cetra dello Spirito Santo” o “arpa di Dio” per la sua capacità di trasmettere le verità di fede attraverso le parole in poesia e musica.
San Girolamo parlò di Efrem nel De viris illustribus e riportò che “in certe chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere”. Era nato da una famiglia cristiana che aveva subito il martirio durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano. Nella sua formazione cristiana ebbe grande importanza la sapiente guida di san Giacomo di Nisibi, vescovo e tra i Padri del Concilio di Nicea.
Efrem fondò o comunque divenne parte importante della scuola esegetica di Nisibi e gli venne dato l’appellativo di Dottore dei Siri. Dopo l’invasione dei persiani nella città si trasferì ad Edessa dove trascorse il resto della vita in uno stile ascetico ma svolgendo il ruolo di predicatore.
Viveva secondo uno stile d’impronta monastica in perfetta castità, digiunando molto, facendo varie mortificazioni e lunghe veglie di preghiera. A tutto questo però non tralasciava di affiancare un’intensa azione di apostolato al servizio della comunità cristiana locale.
Secondo alcune fonti si recò in Egitto dove rimase per 8 anni per confutare le tesi eretiche di Ario. Fu in stretto rapporto di amicizia con San Basilio Magno e proprio da lui ricevette il diaconato. Morì molto probabilmente di peste il 9 giugno 373.
Celebre per le liriche, Sant’Efrem scrisse anche opere in prosa: commentari biblici, scritti polemici, omelie in una vastissima produzione in cui spiccano gli inni. Le sue poesie venivano musicate e cantate e la sua metrica si diffuse tra i greci e i latini.
Fu l’ideatore dell’antifonia liturgica che venne poi importata da Crisostomo a Costantinopoli e da Ambrogio a Milano per poi diffondersi in tutta Italia. Alla base delle sue opere c’era un intento catechetico. Le immagini che usava liricamente servivano a trasmettere in modo pieno e compiuto le verità di fede.
Non tralasciava il rigoroso lavoro cerebrale, ma a questo vi aggiungeva l’afflato sentimentale e perciò riusciva a raggiungere l’ascoltatore in modo pregnante. Mistica e lirismo si univano mirabilmente e nelle sue opere seppe dare un particolare rilievo alla figura della Madonna. Proprio per i moltissimi inni composti in onore a Maria è stato definito come il “poeta della Vergine”.
Per molti secoli dopo la sua morte, vari autori cristiani scrissero centinaia di opere pseudo-epigrafiche su di lui. Gli scritti di Sant’ Efrem testimoniano una fede cristiana di pieno influsso orientale ancora poco vicina allo spirito occidentale.
Il suo lirismo è diverso dal genere che si intende comunemente oggi con questo termine. La sua poesia può apparire prolissa e mancante di note personali, ma per comprenderlo appieno bisogna pensare a cosa lo animava. L’obiettivo catechetico contribuisce infatti a spiegare queste caratteristiche. Nel 1920 papa Benedetto XV lo ha dichiarato Dottore della Chiesa, e ne ha esteso il culto alla Chiesa universale. È molto venerato in particolare dalla Chiesa ortodossa siriaca e dalla Chiesa cattolica sira.
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