Come da tradizione, dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro Papa Francesco rivolge la benedizione Urbi et Orbi, alla Città di Roma e al mondo intero.
Il suggestivo presepe al centro della Piazza che, quest’anno, vede rappresentato anche san Francesco rende ancora più suggestivo lo scenario per la benedizione del Santo Padre in questo Natale che si celebra nella Terza guerra mondiale a pezzi.
L’annuncio della nascita di Gesù è una notizia che cambia il corso della storia
Guardia Svizzera e Forze dell’Ordine schierate in grande Uniforme e migliaia di fedeli accorsi, accolgono il Papa. Il cielo di Roma è plumbeo, come lo è l’animo di un’umanità ferita da una guerra mondiale a pezzi. Il Papa invita a volgere lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo a Betlemme, lì dove in questi giorni regnano dolore e silenzio risuona l’annuncio atteso da secoli: “è nato pe voi un Salvatore che è Cristo Signore”. Le parole dell’angelo rivolte a Betlemme dal cielo sono rivolte anche a noi e ci riempiono di fiducia e di speranza.
La parola eterna del Padre infinito ha fissato la sua dimora tra noi, si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi, ecco la notizia che cambia il corso della storia. Quello di Betlemme è l’annuncio di una grande gioia, non la felicità passeggera del mondo, non l’allegria del divertimento ma una gioia grande perché ci fa grandi. Noi esseri umani coi nostri limiti abbracciamo una speranza inudita, cioè che siamo nati per il cielo.
Il fragile bimbo ci rivela la tenerezza di Dio e lui Unigenito del Padre ci dona di diventare figli di Dio figlio amati. Ecco la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace. Oggi a Betlemme tra le tenebre della terra si è accesa una fiamma inestinguibile. La luce di Dio che illumina ogni uomo. Rallegriamoci di questa grazia.
Gioisca chi ha smarrito fiducia e certezze perché non è solo. Cristo è nato per te. Gioisca chi ha deposto la speranza, Dio offre la sua manina di bimbo per sollevare dalla paura perché ai suoi occhi ogni vita vale più di ogni altra cosa.
Gioisca chi ha perso la pace del cuore perché per lui si è compiuta l’antica profezia di Isaia: “ci è stato dato un Figlio, che si chiamerà… Principe della pace”. La sua pace e il suo regno non avrà fine. Nella Scrittura al Principe della pace si contrappone il principe di questo mondo che semina morte. Agisce a Betlemme dopo la nascita di Gesù con la strage degli innocenti. Agisce ancora oggi per i tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, loro sono i piccoli Gesù di oggi.
Dire sì al principe della pace è dire no ad ogni guerra, alla sua logica, con coraggio. La guerra è sempre viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Per dire no alla guerra bisogna dire no alle armi. Come si può parlare di pace se aumentano la produzione e il commercio delle armi? Quante stragi armate avvengo in un silenzio assordante. La gente non vuole armi ma pane, quanti soldi pubblici sono stanziati per la guerra? Nessuno lo sa invece tutti dovrebbero sapere, se ne parli.
Ha profetizzato Isaia che: “Una Nazione non alzerà la spada contro un’altra…Gli uomini non impareranno più l’arte della guerra…” Si avvicini in Israele e Palestina questo giorno. Il Papa abbraccia tutti in particolare la comunità cristiani di Gaza, la parrocchia di Gaza, tutta la popolazione. Rinnova l’appello per la liberazione degli ostaggi, affinché cessino le operazioni militari, e si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria, si avvii a soluzione col dialogo. Esorta anche alla preghiera per la pace in Palestina e Israele, poi estende il pensiero ai popoli che soffrono: Martoriata Siria, Yemen, Libano, Con gli occhi fissi sul bambino Gesù imploro la pace per l’Ucraina, Armenia e Azerbajan, Corno d’africa, Sudan, Camerun, Repubblica democratica del Congo, Sud Sudan, penisola coreana. Si avviino processi per una pace duratura.
Il bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce, degli innocenti morti per mancanza di acqua e di pane, di quanti non riescono a trovare lavoro o l’hanno perso, di quanti sono costretti a fuggire dalla propria patria rischiando la vita in viaggi estenuanti e in balia di trafficanti senza scrupoli.
Si avvicina il tempo di grazia e di speranza del Giubileo, la preparazione è occasione per convertire i cuori e dire no alla guerra e sì alla pace. Apriamo il cuore al Salvatore che è il Principe della pace.
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