Appello del Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, dopo la strage di Nizza. Francesco esprime la sua vicinanza al popolo francese e invoca la fine del terrore. Quindi, invita a costruire un mondo nuovo e fraterno praticando la virtù umana e cristiana dell’accoglienza, che oggi – osserva – rischia di essere trascurata. Il servizio di Sergio Centofanti:
Subito dopo la strage di Nizza, il Papa aveva manifestato il suo sgomento per la “violenza cieca” che colpisce persone innocenti, incapace di avere pietà anche davanti alla vita di tanti bambini. All’Angelus, davanti a numerosi pellegrini giunti da tutto il mondo in Piazza San Pietro, torna ad esprimere il suo dolore per quanto accaduto e chiede un momento di silenzio per pregare:
“Nei nostri cuori è vivo il dolore per la strage che, la sera di giovedì scorso, a Nizza, ha falciato tante vite innocenti, persino tanti bambini. Sono vicino ad ogni famiglia e all’intera nazione francese in lutto. Dio, Padre buono, accolga tutte le vittime nella sua pace, sostenga i feriti e conforti i familiari; Egli disperda ogni progetto di terrore e di morte, perché nessun uomo osi più versare il sangue del fratello. Un abbraccio paterno e fraterno a tutti gli abitanti di Nizza e a tutta la nazione francese”.
Commentando il brano evangelico di Marta e Maria, proposto dalla liturgia domenicale, Papa Francesco invita a costruire un mondo nuovo, più fraterno, basato sull’accoglienza e non sull’emarginazione e l’esclusione. Le due sorelle che accolgono a casa il Signore, ci ricordano che l’ospitalità è “una virtù umana e cristiana”, una virtù – afferma Francesco – che purtroppo “nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”:
“Infatti, si moltiplicano le case di ricovero e gli ospizi, ma non sempre in questi ambienti si pratica una reale ospitalità. Si dà vita a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo. Perché è straniero, profugo, migrante. Ascoltare quella dolorosa storia! Persino nella propria casa, tra i propri familiari, può capitare di trovare più facilmente servizi e cure di vario genere che ascolto e accoglienza”.
Oggi siamo presi da tanti problemi – e alcuni dei quali non importanti – sottolinea il Papa – e manchiamo della capacità di ascolto:
“Siamo indaffarati continuamente e così non abbiamo tempo per ascoltare. E io vorrei domandare a voi, farvi una domanda, ognuno risponda nel proprio cuore: ‘Tu, marito, hai tempo per ascoltare tua moglie? E tu, donna, hai tempo per ascoltare tuo marito? Voi genitori avete tempo, tempo da perdere, per ascoltare i vostri figli o i vostri nonni, gli anziani?’ – ‘Ma, i nonni sempre dicono le stesse cose, sono noiosi…’ – ‘Ma hanno bisogno di essere ascoltati!’. Ascoltare. Vi chiedo di imparare ad ascoltare e di dedicargli più tempo. Nella capacità di ascolto c’è la radice della pace”.
Nel passo evangelico Maria ascolta la parola di Gesù, mentre Marta, presa dalle cose da preparare, si lamenta col Maestro perché la sorella non l’aiuta. Il Signore la esorta a non affannarsi ma a scegliere come Maria la parte migliore, l’unica cosa necessaria:
“Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare. E questo è il problema: rischia di dimenticare la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, che era Gesù in questo caso. Si dimentica della presenza dell’ospite. E l’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato. Ricordate bene questa parola: ascoltare! Perché l’ospite accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia. Ma se tu accogli un ospite a casa tua e continui a fare le cose, lo fai sedere lì, muto lui e muto te, è come se fosse di pietra, l’ospite di pietra. No! L’ospite va ascoltato”.
L’unica cosa di cui c’è bisogno – spiega il Papa – rimanda certamente all’ascolto della parola di Gesù, “che illumina e sostiene tutto ciò che siamo e che facciamo”:
“Se noi andiamo a pregare – per esempio – davanti al Crocifisso e parliamo, parliamo, parliamo e parliamo e poi ce ne andiamo: non ascoltiamo Gesù! Non lasciamo parlare Lui al nostro cuore. Ascoltare: quella parola è chiave. Non dimenticatevi! Ma non dobbiamo dimenticare che anche nella casa di Marta e Maria, Gesù, prima di essere Signore e Maestro, è pellegrino e ospite. Dunque, la sua risposta ha questo primo e più immediato significato: Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza? L’ospite di pietra! Per accoglierlo non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo – la parola: ascoltarlo – dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio”.
Il Papa eleva la sua preghiera a Maria:
“La Vergine Maria, Madre dell’ascolto e del servizio premuroso, ci insegni ad essere accoglienti e ospitali verso i nostri fratelli e le nostre sorelle”.
Infine, Francesco rivolge un saluto caloroso anche a un gruppo di pellegrini cinesi.
fonte: radiovaticana