Santo Stefano è stato definito dalla storiografia ecclesiastica come “protomartire”, ovvero il primo ad aver offerto la vita per l’amore di Cristo.
Il Santo di cui oggi si festeggia la memoria liturgica è stato il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana per aiutare gli apostoli nel ministero della fede. Non conosciamo l’anno di nascita del protomartire Stefano, sappiamo però che abbracciò la Palma del Martirio nell’anno 36, dopo aver testimoniato la sua fede in Gesù, nostro Signore. Nello specifico, i dettagli del suo martirio sono descritti negli Atti degli Apostoli, tra le più importanti fonti che ci parlano del Santo. Sappiamo inoltre che alla lapidazione di Stefano era presente anche Saulo di Tarso, in seguito convertitosi al Cristianesimo, sulla via di Damasco.
Le fonti citano il Santo in qualità di protodiacono. Questo perché egli fu sicuramente il primo (e con ogni probabilità il più importante) tra i diaconi eletti a Gerusalemme. Questi ultimi erano scelti per aiutare gli apostoli ad amministrare la fede in Cristo. Le fonti parlano di Stefano nominandolo anche “protomartire”. Ad oggi, i martiri della Chiesa sono numerosissimi. Basterebbe infatti sfogliare le pagine del martirologio romano per farsi un’idea del numero. Tra questi, Santo Stefano è menzionato come primo. Tuttavia, c’è da precisare che il suo martirio fu preceduto in realtà da quello di Giovanni il Battista, morto invece per “decollazione”.
Ai tempi, la legge mosaica prevedeva la lapidazione per punire le colpe ritenute più gravi. Tra queste c’era quella della blasfemia e dell’adulterio. Fu così che il Santo subì il martirio. Le fonti ci offrono anche un altro importante dettaglio. La morte di Santo Stefano arrivò “per mano degli israeliti della tribù di Saulo“. Quest’ultimo, era presente nel momento della morte e sembra proprio che avesse approvato la sua uccisione. A raccontarlo è una fonte autorevole: Giovanni, al capitolo 8. Per quanto riguarda invece la datazione della morte: gli storici sono concordi nel datare il martirio all’anno 36. Questo particolare anno era caratterizzato da un cosiddetto “vuoto amministrativo”, seguito alla deposizione di Ponzio Pilato. Dunque, da quanto si apprende, in quel periodo era il Sinedrio a governare la Palestina e proprio il Sinedrio eseguiva condanne a morte come quella di Santo Stefano, con la terribile lapidazione.
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Fabio Amicosante
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