Stefano, contemporaneo di Cristo, probabilmente era di origine greca e di religione giudaica.
Entrò nello scenario apostolico, dopo la Pentecoste, quando gli Apostoli erano ormai pronti ad evangelizzare il mondo conosciuto ed avevano molti seguaci.
Stefano, convertitosi al cristianesimo, venne scelto dagli Apostoli (che volevano essere liberi di occuparsi della diffusione della Parola di Dio e della preghiera), insieme a Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia, per il servizio delle mense, principalmente. Furono così denominati i primi 7 Diaconi della storia (evento che diede inizio al diaconato, così come lo conosciamo oggi) e, nei capitoli degli Atti degli Apostoli, si possono leggere ampiamente le loro gesta, nonché la sorte che toccò a Stefano.
Era il 33ca. d.C., quando un gruppo nutrito di ebrei, per ovviare alle troppe conversioni al cristianesimo, sobillò il popolo e denunciò Stefano, accusandolo: “Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Stefano fu portato davanti al Sinedrio. Un po’ come era accaduto a Gesù Cristo, dei falsi testimoni affermarono: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
Stefano, allora, come si può leggere nel capitolo 7 degli Atti degli Apostoli, fece un lungo discorso, per ripercorrere la storia della salvezza, iniziata già dai patriarchi e dai profeti, e per sottolineare come gli ebrei fossero stati ciechi e sordi alla venuta del Messia: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
(…) “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu allora che lo strascinarono fuori e lo lapidarono senza pietà!
Un certo Saulo (che solo in seguito, dopo aver risposto alla chiamata del Signore alla conversione, diventerà San Paolo), assistette all’esecuzione.
Stefano pregava: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”; “Signore non imputare loro questo peccato”.
Per una serie di circostanze, il suo corpo venne ritrovato secoli dopo e le sue reliquie sparse in tutto il mondo, proprio come la sua devozione.
Subito dopo i festeggiamenti per la nascita di Gesù, commemoriamo, dunque (come si può verificare sul calendario), i “Comites Christi”, le sorti di coloro che testimoniarono, prima di altri, la spiritualità cristiana, fino a morirne.
Stefano è il primo di questi, definito il protomartire, seguito da San Giovanni Evangelista, il 27 Dicembre, e dai Ss. Innocenti (i bambini trucidati da Erode, che cercava Gesù appena nato), il 28 Dicembre.
Onnipotente e sempiterno Dio, che col sangue del beato Stefano Levita accogliesti le primizie dei Martiri, concedi, te ne preghiamo, che sia nostro intercessore colui che supplicò anche per i suoi persecutori il Signor nostro Gesù Cristo, il quale con te vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
Antonella Sanicanti
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