Sant’Ottone Frangipane fu protagonista di numerosi eventi assolutamente straordinari, a partire dalla sua liberazione fino alla salvezza della sua città.
Nacque a Roma nel 1040, discendente della famiglia dei Frangipane. nel 1060 partì per la spedizione militare, come tutti i suoi coetanei, molto probabilmente a favore del Papa. In una di queste battaglie però accadde che Ottone fu catturato dagli avversari e imprigionato.
La liberazione dalla sua prigionia avvenne in un modo del tutto inusuale, vale a dire per intervento divino. Ci fu un’intercessione di San Leonardo di limoges, che rendette a lui possibile il ritorno a Roma. Così cominciò il pellegrinaggio di Ottone in giro per tutto il mondo. Visitò in maniera fortemente devota numerosi santuari sparsi per tutto il pianeta.
Si trattò di un pellegrinaggio nient’affatto breve. Durò infatti addirittura per cinquant’anni. Pare che in questi anni Ottone vestì i panni dell’Ordine benedettino, vivendo per un certo periodo nell’Abazzia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Tra le varei cose, visitò anche San Guglielmo da Vercelli a Montevergine.
Il suo fu cioè un lungo pellegrinare, che lo portò ad Ariano Irpino verso il 1117. Cittadina dove per tre anni gestì un ospizio per pellegrini, da lui stesso fondato. Il suo esempio di carità fu quindi grande, e a un certo punto decise di ritirarsi a vita eremitica, a quasi un miglio dalla città. Il luogo del suo ritiro fu la chiesa di San Pietro apostolo, oggi ancora esistente e chiamata San Pietro de’ reclusiis.
Costruì una una piccola cella giusto vicino alla chiesa e prese la decisione di rinchiudersi dentro. In questo luogo, però, non si isolò dal mondo, tutt’altro. Compì numerosi miracoli, e nel periodo del suo romitaggio il santo aumentò di giorno in giorno lo stile di austerità con cui stava vivendo. Le sue veglie di preghiera furono sempre più lunghe, come anche la diminuzione del cibo e l’aumento delle dipendenze.
Arrivò persino a scavare una una fossa nella forma di un sepolcro. L’intento di questo gesto era quello di ricordare a sé stesso la morte, e il tutto rappresentava un monito a vivere santamente. In seguito a sette anni vissuti da eremita e altri dieci trascorsi ad Ariano, il santo lasciò questa terra. Non appena si diffuse la notizia della sua morte, tutta la città si recò commossa sulla sua cella, e il suo corpo venne portato in processione in cattedrale, dove venne deposto in un punto d’onore.
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Prestò iniziò così anche il culto degli arianesi, e anni dopo il corpo fu traslato a Benevento. Si parla di numerosi prodigi che vennero a lui attribuiti in seguito alla morte. Uno su tutti, avvenne tra il 1175 e il 1190, quando i saraceni furono respinti dall’assedio della città a causa di una gragnuola di pietre caduta dal cielo per l’intercessione proprio di Sant’Ottone, che in quella occasione apparve tra le nuvole. Un fatto che diede origine alla chiesa di Santa Maria della Ferma. Anche nel 1528 l’intercessione di Ottone fece scampare gli arianesi da una terribile peste, a seguito del voto che aveva fatto l’intera città al santo.
Giovanni Bernardi
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