Il santuario De Finibus Terrae è conosciuto anche col nome di “Madonna delle frontiere”. Si tratta di una delle più importanti mete di pellegrinaggi mariani.
Questo è situato all’estrema porzione di terra del Belpaese, e da qui la Vergine apre le braccia verso l’Oriente. Anche a questo proposito Giovanni Paolo II, nel 1990, concesse il titolo di Basilica Pontificia a questo incredibile e meraviglioso luogo. Ricco di storia, fede e cultura.
Il santuario, il cui nome nome “De Finibus Terrae” deriva dai Romani che la definirono così ricordando “i confini della terra”, è un luogo di raccoglimento e devozione. Qui il 15 agosto viene celebrata la festa in onore della Vergine Maria, che tuttavia tradizionalmente era legata alla data del 1 agosto.
San Pietro trasformò l’antico tempio pagano in una chiesa cristiana. Il tempio verrà distrutto almeno cinque volte, e nel 343 Papa Giulio I lo consacrò a Maria salutata dall’Angelo. Il Papa in quella circostanza, tornando dalla visita ai luoghi santi si fermò a Leuca, arricchendo il santuario di numerose indulgenze.
Si narra inoltre che nel corso della celebrazione Eucaristica officiata dal Pontefice si videro piovere foglietti dal cielo. Su questi, vi erano indicare le prescrizioni necessarie per ottenere le indulgenze. Ancora oggi, in una lapide fissata sul lato sinistro dell’entrata alla Chiesa vi è la scritta in latino che testimonia l’accaduto.
“Giulio I, qui celebrando ricevette dal cielo gli indulti mentre consacrava questo tempio”, si legge. Parole che indicano come queste grazie speciali concesse attraverso le indulgenze del Pontefice, piovvero inaspettatamente e miracolosamente dal cielo.
Sul viale che conduce alla Basilica tra gli alberi della pineta si trova la colonna chiamata croce Pietrina, e nel piazzale si può ammirare la colonna Mariana risalente al 1694, in cima alla quale è posta una Madonnina in preghiera.
Un’altra croce monumentale in ricordo del pellegrinaggio diocesano di inizio novecento si trova sempre nel piazzale, dove nel 2008 Papa Benedetto XVI celebrò la Santa Messa. Soltanto nel 1720 la basilica assunse le sembianze attuali. Con la maestosa facciata in cui spiccano i tre magnifici portoni bronzei dell’anno duemila. Tra cui quello centrale, rinominato “porta del cielo” in onore alla Vergine.
All’interno del santuario esistono ancora testimonianze dell’antico tempio pagano, tra cui l’altare in cui venivano fatti sacrifici in onore della dea Minerva. Nell’antica lapide posizionata sulla porta centrale dell’atrio, infatti, si legge: “Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal divino Pietro, i suoi discepoli nell’anno 43 lo dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunziata dall’Angelo. Nell’anno 59 fu insignito di sede vescovile..”.
L’ara del antico tempio pagano è infatti conservata nel nartece, dove una scultura in pietra leccese raffigura un angelo a braccia aperte che accoglie verso i pellegrini, con tra le mani due pannelli con su indicata la scritta: “In questo sacro luogo, agli umili è concesso il perdono, ai malvagi invece la rovina“.
Nel 1500 si installò la bellissima immagine della Madonna con il Bambino, opera di un discepolo del Tiziano e rifacimento dell’opera di San Luca. Altri quadri presenti nella chiesa raffigurano la Sacra Famiglia, San Giovanni e San Pietro, davanti a cui i fedeli usano sostare lunghe ore in preghiera. Nei mosaici sono raffigurate diverse scene mariane.
Le suggestive Cappelle del Santissimo e della Madonna riportano, la prima due angeli in bronzo risalenti al 2005, la seconda la statua della Madonna con Bambino risalente al 1897.
Giovanni Bernardi
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