Il Santuario di Belmonte rappresenta uno dei fari millenari della fede cristiana nel territorio Canavese.
Si innalza sulla collina a 727 metri di quota ed è ben visibile da tutto il territorio circostante.
La sua storia si lega alle apparizioni di Asti e Ivrea. La prima al monaco Arduino, nel 1016, che fece edificare la chiesa in onore di Maria. La seconda al Vescovo Guido, nel 1326, che dotò il monastero di numerosi beni.
Il suggestivo Santuario di Belmonte
La sagome bianca del santuario spicca nella cima del caratteristico monte, segnato dal caratteristico granito rossastro e dalle distese di sabbia rosata, le “sabbionere”. Dando così vita a uno dei più suggestivi luoghi di tutta l’area compresa tra Torino la Valle d’Aosta.
Questo complesso religioso rappresenta infatti uno dei luoghi di più alta spiritualità di tutto questo meraviglioso territorio, la cui altura è stata dichiarata Riserva Naturale della Regione Piemonte.
L’antica storia del convento
La storia del convento è molto antica e risale addirittura al primo millennio a.C., e i romani fecero di queste terre uno dei loro principali insediamenti. Tra i numerosi reperti archeologici affiorano quelli legati alla vicenda del monaco Arduino a cui apparse la Vergine restituendogli la salute e chiedendo in cambio la costruzione del Santuario.
La seconda apparizione di Maria risale al 1326, al vescovo Guido di Asti. Il convento si ampliò nei secoli, la chiesa fu totalmente ricostruita nel 1620 e arricchita di opere d’arte. Nel corso della rivoluzione francese il convento fu soppresso.
Il tentativo di distruggere la statua
Ci furono anche tentativi di distruggere la statua della Madonna, che venne addirittura portata a Valperga per dileggio. L’azione non fu mai possibile e non venne portata a termine. Nel 1805 gli edifici del Santuario vennero messi all’asta e acquistati dall’abate Giacomo Valperga di Masino che di sua spontanea volontà li riconsegnò ai francescani.
Nel 1866 il monastero venne nuovamente soppresso con la legge Ricasoli, rivendicandolo dapprima come proprietà provata, ma solo pochi anni dopo, nel 1872, venne riaperto. Da quell’anno in poi il Santuario divenne meta di continui pellegrinaggi e di un enorme flusso costante di fedeli. I frati del Santuario non vissero tuttavia isolati, ma al contrario parteciparono in maniera attiva e intesa alla vita della popolazione.
La vita dei monaci immersa in quella del popolo
Sia con il sacerdozio che con aiuti, consigli e ospitalità sempre concessa a chiunque la richiedeva. Nel 1788 ci fu la prima incoronazione solenne della Madonna. Il Capitolo Vaticano, ua volta appurate le prove dei miracoli, riconobbe ufficialmente le virtù soprannaturali della statua.
L’interno del Santuario a quel punto venne ampliato ed abbellito grazie ad affreschi di grande valore artistico, spesso riguardanti gli episodi più importanti della vita del Santuario.
In quel periodo ci fu anche la costruzione dei piloni con i misteri del Rosario, e in epoca più recente venne eretto il monumento alle Penne Mozze canavesane, insieme anche alla statua di san Francesco, intendo a cantare le lodi di Dio con le mani alzate al cielo, sul punto più alto della collina.
Giovanni Bernardi