Il Santuario della Madonna di Bonaria venne costruito in seguito all’evento miracoloso che salvò una nave in tempesta dando una speciale testimonianza.
Il santuario si trova a Cagliari, in cima al colle omonimo, e si tratta di uno degli edifici mariani più importanti della Sardegna, costituito dal santuario in stile gotico-catalano che risale alla prima metà del diciannovesimo secolo. Qui è custodito il simulacro della Madonna di Bonaria, patrona massima della Sardegna e di Cagliari, protettrice dei naviganti.
L’edificio legato all’importante devozione sarda
L’altra parte dell’edificio è invece costituito dalla basilica in stile neoclassico che risale al diciottesimo secolo, e che venne in un primo momento elevata a basilica minore da Pio XI nel 1926, in seguito a vera basilica nel 1952 da papa Pio XII. Oltre a questo vi sono anche il cimitero-parco monumentale e il convento gestito dall’Ordine dei padri mercedari, insieme anche al Museo di Bonaria presente nel chiostro.
La parte più antica del complesso è invece quella costituita dal santuario, che costituisce un primo esempio di architettura gotico-catalana in Sardegna. Tutto riporta al 1324, quando durante l’assedio di Castel di Castro Alfonso fece costruire una cittadella fortificata su questo colle, detto della “buona aria”.
L’origine di questo splendido santuario e l’inizio dei lavori
Quando nel 1335, all’epoca nel suo massimo splendore, il re donò l’area di Bonaria ai frati dell’Ordine di Santa Maria della Mercede, questi vi fecero costruire il convento con annessa la piccola chiesa. Per la costruzione della Basilica si dovrà invece attendere il 1704, con la decisione da parte dei frati mercedari di edificare una chiesa più grande in onore della Madonna di Bonaria.
Questa fu costruita su progetto dell’architetto piemontese Antonio Felice De Vincenti, dopo essere stata progettata in origine in stile barocco. Verso la fine del diciottesimo secolo prese in mano i lavori l’architetto Giuseppe Viana, che rielaborò il progetto in stile neoclassico. Il santuario, dove si trova anche una grande lapide posta a ricordo dell’avvenimento miracoloso, venne poi riconsacrato il 24 aprile 1885 dall’arcivescovo di Cagliari Paolo Maria Serci Serra.
L’edificio subì numerosi danni e ricostruzioni, fino ad oggi
L’edificio, terminato nel 1926, subì gravi danni durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti, ma venne ristrutturato nel periodo tra il 1947 e il 1960, e poi ancora nel 1998. Negli anni cinquanta ci furono però ulteriori modifiche che puntavano a riportarlo alla forma originaria. Ad oggi si presenta con una facciata molto semplice, allineata a quella della basilica, mentre per accedere alla chiesa si entra dal portale, in stile gotico, recuperato dalla medievale chiesa di San Francesco in Stampace.
L’interno è a navata unica, in stile gotico-catalano. Sul lato sinistro si aprono tre cappelle, e sul lato destro si trova l’arco che unisce il santuario alla basilica. In fondo all’aula, sopraelevato rispetto al pavimento, si trova il presbiterio che termina con l’abside poligonale dov’è l’altare maggiore. Si tratta del cuore del santuario, visto che sull’altare è intronizzata l’imponente e venerata statua lignea trecentesca della Madonna col Bambino.
La particolare devozione ancora molto presente tra i fedeli
Per recarsi di fronte a questa e porsi in venerazione i fedeli salgono le scalette ai due lati dell’altare, trovandosi in questo modo all’altezza dei piedi della statua. La grande devozione locale che si esprime in questo luogo è poi testimoniata anche dai numerosi oggetti ex voto che fin dall’antichità venivano appesi nelle pareti laterali. Tra questi, spunta una piccola statua raffigurante una navicella di avorio, che è stata poi posizionata nell’architrave a fianco la statua.
Si dice che si tratti di uno degli oggetti più antichi del santuario, donato nel quindicesimo secolo da una pellegrina che in un primo momento aveva portato l’ex voto alla Terra Santa ma che in seguito decise di portare in questo luogo, dopo essere rimasta colpita dalla storia della Madonna di Bonaria.
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Dal primo momento l’oggetto venne appeso con una cordicella e da allora rimase sospeso sopra l’abside, come lo è ancora oggi. Si dice che quest’oggetto indichi la direzione delle correnti che spirano nel Golfo di Cagliari. Proprio per questa ragione i pescatori cagliaritani avevano l’usanza di recarsi al santuario per cercare informazioni sulla direzione da intraprendere in mare aperto.
Giovanni Bernardi