Il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano nacque in seguito al miracoloso evento che vide la venerata immagine trasferirsi ben lontano.
Il santuario si trova a Genazzano, nel Lazio, ed è meta di intensi pellegrinaggi fin dal quattrocento, quando l’immagine raffigurante la Madonna ed il Bambino si staccò da un affresco di una chiesa di Scutari, città in Albania, nel bel mezzo di un duro assedio da parte dell’impero ottomano.
Nel 1467 a Genazzano la terziaria agostiniana Petruccia di Ienco spese tutti i suoi beni per restaurare una primitiva chiesa del 1356, dedicata alla “Madonna del Buon Consiglio”, che era in rovina ed in stato di abbandono. Beni che non erano sufficienti a riparare la chiesa, ma lei spiegava a chiunque che ci avrebbero pensato la Madonna e Sant’Agostino a terminare la sua opera.
Un anno dopo avvenne l’invasione in Albania, e l’affresco si staccò miracolosamente dalla parete della basilica di Scutari, mentre due uomini, Giorgi e De Sclavis, videro la sacra immagine volare e sorretta dagli angeli. I due la seguirono e percorsero il mar Adriatico a piedi. Il 25 aprile 1467, durante la festa di san Marco, l’immagine arrivò e si posò sulla chiesa che era ancora in costruzione.
Quando la notizia cominciò a circolare tra la popolazione, in contemporanea crebbe anche la devozione verso quest’immagine miracolosa, e con essa cominciarono ad essere testimoniate anche grazie e prodigi a favore dei fedeli. Tra questi, si ricordano molti ossessi liberati e persino un risorto dai morti. Durante i molti pellegrinaggi vennero donate anche molte offerte che servirono alla costruzione del santuario e anche del convento annesso.
Della primitiva chiesa resta solamente il portale scolpito in marmo bianco, e nel timpano un bassorilievo che raffigura la Vergine con il Bambino portati dagli angeli sopra le nubi. Il santuario attuale venne costruito tra il 1621 e il 1629 senza però toccare in alcun modo la cappella della Madonna. La realizzazione della facciata avvenne nel 1840 per mano di padre Giustino Fanucchi, ornata con sei pilastri ionici scanalati e quattro mosaici.
Nel timpano vi è raffigurata la Madonna del Buon Consiglio con due angeli davanti a lei, mentre gli altri due sono omaggi a Pio IX ed a Leone XIII, entrambi pontefici molto legati al santuario. A realizzare i mosaici fu invece D’Urso nel 1956. Per accedere al santuario bisogna passare per una gradinata di cinque scalini e tre porte.
L’interno del santuario è a tre navate, con ampio presbiterio, altare maggiore di tipo monumentale e coro ligneo. A sinistra vi l’altare dedicato a San Nicola da Tolentino con pala del Titolare in mosaico di recente esecuzione, mentre nella lunetta si vede il Santo in preghiera per le anime dei purganti, dipinto nel 1882 da Cesare Caroselli.
Le pareti laterali del presbiterio e del coro sono arricchite da sei affreschi: dell’Annunciazione, della visita di Maria a Santa Elisabetta, della Madonna della Cintura, della Presentazione di Maria, della Nascita di Maria, della disputa di Sant’Agostino con i Manichei ed i Pelagiani. Nella navata centrale si trova un pulpito seicentesco di marmi policromi, e infine nelle dodici lunette che fiancheggiano le finestre, dal 1881 al 1882, l’artista Tito Troja ha ritratto figure femminili dell’Antico Testamento.
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Sopra tutto, sulla parete interna della facciata, è raffigurata l’incoronazione di Maria Assunta in Cielo. L’affresco che occupa tutto il fondale della navata rappresenta la Venuta della Madonna è invece opera di Prospero Piatti, autore anche degli altri affreschi, come la partenza dell’icona da Scutari e l’incoronazione dell’immagine.
Al termine della navata sinistra, infine, si trova la cappella della Madonna, protetta da una cancellata in ferro battuto del 1630, sul cui altare si trova la venerata immagine della Madre del Buon Consiglio. L’immagine è stata incoronata il 25 novembre 1681 dal Capitolo Vaticano e nel 1867 dal cardinale Luigi Amat di San Filippo e Sorso. Mentre invece lo splendido muro della cappella è ricoperto di affreschi raffiguranti alcune delle molte visite papali. Tra queste, le memorabili visite di Urbano VIII, Pio IX e Giovanni XXIII, rappresentate da autori come, rispettivamente, Carosi, Rainaldi e i fratelli Eroli.
Giovanni Bernardi
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