Il Santuario della Madonna della Corva fu il luogo dove si manifestò il prodigio che ancora oggi muove tutti gli abitanti della ridente cittadina marchigiana.
La Parrocchia di Santa Maria Addolorata di Porto Sant’Elpidio era, in origine, una piccola chiesa di campagna. Fu l’allora parroco don Nicola Catini a raccogliere tutte le informazioni relative al miracolo. In un manoscritto pubblicato nel 1904 dal titolo “Brevi memorie della Chiesa rurale di S. Maria della Corva in Sant’Elpido a mare”.
L’origine della parrocchia
La comunità madre della parrocchia, tuttavia, è nella Parrocchia di S. Elpidio Abate, detta la Collegiata. Che all’epoca si estendeva fino al mare. La strada infatti che collegava l’allora borgo marinaro alla campagna formava una curva a “s”. Per questo l’area prese il nome di “corva”. Nel 1548 una piccola chiesa rurale, dove si diceva Messa il sabato e la domenica, fu edificata proprio su questa strada, per mano di Palmerio Massimo.
L’Arcivescovo di Fermo Cardinale Alessandro Borgia nel 1745, durante una visita pastorale, realizzò la necessità di ampliare la chiesetta. Per dare attenzione alla popolazione della zona che rimaneva molto distante dalla chiesa madre. L’ampiamento della cappellina e l’edificazione della casa parrocchiale permisero così il culto degli abitanti di quell’area. Il 6 novembre dello stesso anno fu eretta a Cappellania Curata, staccandosi dalla chiesa madre di S. Elpidio a mare.
Il miracolo della statua
Nel 1888 presero vita le piene funzioni parrocchiali, e il parroco della Corva ottenne il permesso di celebrare tutti i sacramenti nella chiesetta. Ma il fatto che segnò maggiormente la storia di questa parrocchia fu quello del 25 luglio 1829, il giorno in cui la statua della Madonna Addolorata aprì le sue braccia verso i fedeli che in quel momento erano riuniti a Messa.
Il prodigio della statua attirò numerosi devoti, in maniera crescente anno dopo anno. In tutta la diocesi infatti in poco tempo si diffuse una forte devozione popolare alla Madonna della Corva. Negli anni, anche se la piccola chiesa mantiene il suo carattere semplice e rurale, il Santuario ha subito un notevole ampliamento.
Gli ampliamenti della piccola chiesa
In particolare nel 1977 fu realizzato un importante lavoro, costruendo il locale laterale, la “Sala fede e lavoro”, con cui il Santuario acquisì capienza molto maggiore. La chiesa venne inoltre ristrutturata e un prezioso mosaico, che incastona in modo elegante la nicchia dove oggi si venera il Simulacro della Madonna Addolorata, venne realizzato.
Fu in particolare modo don Pino, parroco amatissimo e di grande intraprendenza, a cui si dovette l’ampliamento e la crescita del santuario. Negli anni ottanta la parrocchia vide un forte incremento dell’opera dei laici, che formarono gruppi di catechisti, ministri della comunione e che permisero la promozione di numerose iniziative associative ed ecclesiali.
Il punto di riferimento del quartiere
Da allora la parrocchia divenne punto di riferimento di tutto il quartiere, in particolare con la ristrutturazione della casa parrocchiale e della nascita dell’Associazione Mosaico, grazie all’allora parroco don Giuseppe Mei. Questa si incaricò della realizzazione del presepe parrocchiale e della sacra rappresentazione della passione del Signore, meglio nota come “La condanna del Giusto”.
In quegli anni anni nacque anche il palio dell’Addolorata. Che ancora oggi, in onore dei festeggiamenti parrocchiali, vede sfidarsi le cinque contrade della parrocchia. Ovvero il Carro, il Grappolo, la Spiga, il Pozzo e Villa Maroni. La sfilata delle contrade, rievocazione storica di abiti, vita e lavoro del primo novecento, è molto apprezzata e partecipata.
Il prezioso vestito della statua della Madonna
Il salone retrostante il Santuario, denominato “sala Paolo VI”, fu realizzato dopo il duemila, e al suo interno nacque la “Corale Polifonica Città di Porto S. Elpidio”. Infine negli ultimi anni sempre più la parrocchia è all’opera per ritrovare la memoria e per ricostruire il tessuto religioso della comunità cristiana. Restaurando, ad esempio, preziosi ornamenti sacri come il trono dorato della Madonna e il prezioso vestito del 1904. E riordinando gli ambienti parrocchiali.
La venerata statua di Maria, infine, che riproduce le fattezze della Santa Vergine, al momento del miracolo era rivestito di abiti molto semplici. Un vestito di colore rosaceo con un mantello celeste. Il pugnale che aveva al petto, nel tempo fu sostituito da un cuore con sette pugnali in rame. Nel 1880 le venne donato un prezioso diadema, che è stato però perduto e negli anni sostituito da una corona in ottone.
Il lavoro di recupero delle Monache Benedettine di Offida
Per il settantacinquesimo anniversario del Miracolo la superiora dell’asilo infantile di Sant’Elpidio, Giuseppina Alberti, realizzò uno splendido vestito di seta nero finemente ricamato in oro. Di cui si conservano molte foto. Anni dopo, quando il vestito era perduto e rovinato, le Monache Benedettine di Offida si proposero riportare il vestito all’antico splendore, con la stessa tecnica e lo stesso disegno.
Il vestito venne infine solennemente imposto il 3 dicembre 2011, in occasione dei festeggiamenti per l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Segno di una fede mai sopita e che ancora oggi prosegue con ardore e devozione, verso la Vergine Maria che con la sua presenza elargisce doni ai cittadini di Porto Sant’Elpidio, accompagnandoli ogni giorno.
Giovanni Bernardi
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