Il Santuario Madonna del Latte Dolce, a Sassari, è intimamente legato al culto praticato da giovani madri, nacque con il ritrovamento dellâeffige miracolosa.Â
Lâedificazione del santuario avvenne nel periodo tra il 1177 e il 1190. Ma lo si abbandonò intorno al cinquecento, dopo il 1571. Ma sarĂ poi riaperta nel 1825. Dentro si ritrovò la lunetta dipinta con la Madonna mentre allatta il Bambino. Un ritrovamento considerato subito miracoloso dagli abitanti. In poco tempo tutta lâarea circostante la si rinominò âzona del Latte Dolceâ.
Il 28 maggio del 1178 il Giudice di Torres, Barisone II, donò infatti la âdomusâ di Bosove al fine di costruirvi allâinterno un lebbrosario. Negli anni successivi si costruĂŹ la chiesa, dedicata inizialmente a San Leonardo. Intorno al 1238 si realizzò lâaffresco della Madonna col Bambino. Nel 1825 lâaffresco, al momento della riapertura, lo si ritrovò intatto. A quel punto la chiesa fu subito riedificata, benedetta e dedicata al culto della Madonna del Latte Dolce nel 1827.
In origine la struttura della chiesa era costituita da conci di calcare tufaceo e da una singola navata e copertura a capriate in legno. Oggi, di quella struttura, rimangono solo una serie di archetti pensili poggianti su peducci sagomati. Su di questi, figure antropomorfe, zoomorfe e motivi geometrici del diciottesimo secolo.
Lâabside gotica quadrata, che risulta piĂš stretta e bassa della navata, risale al quattordicesimo secolo. La facciata della chiesa si ricostruĂŹ nel corso dellâottocento, per subire modifiche strutturali significative nel 1954.
Come ad esempio la ricostruzione del tetto, sostituzione del piccolo campanile a vela con uno piĂš grande, lâasporto dellâintonaco dalle pareti, la ricostruzione della bifora absidale e la costruzione di un portichetto rustico in corrispondenza dellâingresso.
Ancora oggi lâimmagine miracolosa della Madonna del Latte Dolce, passata dalla lontana campagna al trambusto della cittĂ , continua a donare protezione, grazie e conforto ai tanti fedeli, e in particolare alle giovani madre, che lo invocano.
Giovanni Bernardi
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