La Madonna di Germania è venerata a Forlì, nella chiesa del Corpus Domini meglio nota come Santuario della Madonna di Germania.
L’origine di questo santuario e di questa devozione riporta il miracolo avvenuto in Germania intorno all’anno mille, a un uomo che si stava recando a caccia, il cui cavallo si bloccò all’improvviso davanti alla statua di Maria. Portata a casa, l’effige sparì e il giorno dopo la ritrovò nel bosco, dove costruì la chiesa. Con l’arrivo dell’eresia protestante, però, la statua finì in Italia, a Forlì, dove i gesuiti costruirono un santuario a Lei dedicato.
La devozione nata con la statuina, alta 32 centimetri, riporta quindi molto indietro nel tempo. Oggi la sua festa viene celebrata il 21 novembre di ogni anno. Subito entrando all’interno della chiesa è possibile vedere sulla sinistra l’altare dedicato alla Madonna di Germania, molto curato. Dentro una preziosa teca è situata la prodigiosa statua scolpita in legno di castagno, raffigurante Maria seduta in trono.
La Madonna tiene Gesù sul suo grembo, che a sua volta ha gli occhi fissi sulla Madre, e alza la mano destra in segno di benedizione. Una corona di argento tempestata di pietre preziose è situata sul capo di entrambi. Maria, invece, con la mano destra impugna lo stemma del monastero del Corpus Domini. In origine, invece, reggeva una rosa bianca a ricordo della sua purezza.
La chiesa si trova nel centro storico di Forlì, ed attiguo vi è l’antico monastero. In questo luogo infatti vi si trova la confraternita dei Battuti Neri sin dal lontano trecento. Questi religiosi erano dediti alla pratica pietosa del seppellimento dei condannati a morte, usanza dedicata agli stranieri e agli assassinati.
Le convertite di Santa Maria Maddalena vi si insediarono invece nel 1571. Il terremoto del 1781 invece danneggiò gravemente il santuario, e il complesso fu ricostruito per volere del gesuita padre Andrea Michelini. L’architetto ticinese Carlo Santini realizzò il progetto, che venne portato a termine nell’estate del 1787.
In quell’anno furono consacrati anche l’altare della chiesa esterna, dedicata al Corpus Domini, e il coro, dedicato al sacro cuore. Michelini, essendo privato proprietario del luogo di culto, riuscì ad evitarne la spoliazione e la soppressione durante l’invasione napoleonica del 1797.
All’interno della chiesa a pianta rettangolare e scandita da colonne e lesene ioniche si trova, a destra, la cappella che ospita la raffigurazione di Sant’Ignazio dell’artista bolognese Gaetano Gandolfi. Sull’altare successivo vediamo invece san Giuseppe, il bambino, san Marco evangelista, san Francesco Saverio e sant’Elia Pulcheria, sempre opere di Gandolfi.
Guardando invece all’altare di sinistra si scorge una piccola statua di legno di castagno, raffigurante la vergine in trono con bambino. Si tratta della miracolosa statua della Madonna di Germania, posta vicino a un’altra tela del Gandolfi, raffigurante Luigi Gonzaga e San Stanislao Kostka incoronati.
Ad oggi il monastero è articolato su 2 chiostri porticati e collegato per vie sotterranee all’adiacente chiesetta della beata Vergine dell’Addolorata. La consacrazione avvenne nel 1795 per mano del vescovo Mercuriale Prati. All’interno oggi trovano accoglienza le suore di clausura clarissa urbaniste.
Giovanni Bernardi
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