Conserva al proprio interno la Sacra immagine tramite cui Maria si manifestò a un uomo, salvandolo dalla rovina.
La chiesa della Mater Domini si trova in fondo alla via che sale dalla vecchia fontana cinquecentesca, nella cittadina pugliese di Laterza, in provincia di Taranto. In quel punto esatto, per secoli gli abitanti del paese usavano dissetarsi insieme al loro gregge, che portavano al pascolo.
Il luogo in cui avvenne il prodigio di Laterza
L’intera costruzione riflette lo stile barocco, e la cupola, che emerge rispetto alla sinuosità del resto, si intravede sin da sotto il ponte. Man mano che si avanza, sulla strada costeggiata da cantine e giardini, la chiesa si presenta alla vista in maniera graduata. L’inferriata risale al 1876, seppure poi ampliata nel corso del ventesimo secolo, mentre sei arcate si trovarono fin da subito posizionate per invitare il pellegrino a riposarsi dopo la prima visita del santuario.
L’immagine del santuario riflette una profonda semplicità senza mai cadere nello sfarzo del barocco. L’altezza è divisa in tre parti, inframmezzata da cornici sporgenti, e quella più bassa accoglie il portone d’ingresso e le due nicchie laterali in cui sono collocate anche due statue in pietra.
L’interno dello splendido santuario a croce latina
All’interno, il santuario presenta una forma di grande croce latina, con volta a vela divisa in tre parti. Ogni parte poggia su delle fine colonne, che terminano su dei capitelli. Nelle mura esterne, invece, zone unghiate di piccole volte e aperture coperte da vetrate. Nell’abside, una semi-cupola decorata da otto serie di ottagoni. Tra le due colonne, invece, sei cappelle con arco a tutto sesto e con volta a vela.
Subito dopo l’ingresso, in due nicchie dietro la facciata, si trovano due statue in cartapesta raffiguranti Sant’Anna con la Madonna e San Gioacchino. Nel centro del muro, subito dietro la porta, la tela della “fuga in Egitto” del pittore Capocelli, di data 1835. Nella seconda cappella, invece, si nota uno splendido crocifìsso in legno, mentre sull’altare maggiore si trova la tela della apparizione al pastore Paolo Tria, opera ottocentesca eseguita a Roma dal pittore Nicola Nisio nel 1861.
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Il “Sacro quadro”, conservato in sacrestia, viene invece portato in processione sulla cassarmonica, dove rimane esposto fino alla chiusura della festa, al termine della settimana di commemorazione del miracolo che avvenne il 23 marzo 1650 al pastore Paolo Tria. Quell’angusto luogo in cui ci si fermava a pregare oggi è diventato un punto assolutamente dirimente per quanto riguarda la devozione mariana dell’intera area, e dei tanti devoti che ogni anno si recano in questo santuario per rivolgere le loro intenzioni a Maria.
Giovanni Bernardi