Il santuario della Madonna del Transito si trova sulla sommità di un colle nella frazione Canoscio del comune di Città di Castello, in provincia di Perugia.
Questo è legato alla vicenda miracolosa accaduta nel 1348 a Vanni di Iacopo, che dopo avere fatto un voto a Maria venne salvato dalla peste che minacciava la città.
La prima cappellina dedicata alla Madonna Assunta venne costruita dall’uomo per la grazia ricevuta che lo salvò dalla pestilenza. Nel 1406 la cappellina venne ampliata una prima volta. All’interno della chiesa si trova l’affresco di scuola senese, della la Madonna del Transito. La parte centrale al momento è custodita in un’urna nel nuovo santuario.
Nell’ottocento il pittore Annibale Gatti arricchì l’opera, esponendola in seguito, e il filippino padre Piccardini propose la costruzione di una nuova chiesa in quello stesso luogo, al fine di ricordare il dogma dell’Immacolata che venne stabilito nel 1854. L’anno successivo, nel 1855, si cominciò a costruire la chiesa moderna, terminata nel 1878 su progetto dell’architetto Emilio De Fabris.
Il professore Gatti era nativo di Forlì e venne chiamato dal Padre Piccardini, su indicazione di De Fabris, per completare la pittura della Maestà. Nel 1860 Gatti dipinse a fianco della Madonna dormiente i dodici Apostoli.
Sopra di essa venne rappresentata l’incoronazione dell’Assunta con gli Angeli festosi che volano nell’azzurro. I volti degli Apostoli e degli Angeli sono infatti ricolmi di un’espressione santa mentre sono in contemplazione della loro Regina, nel momento del transito dalla terra al cielo.
De Fabris invece è lo stesso architetto che si occupò della costruzione dell’imponente facciata gotica di Santa Maria del Fiore, a Firenze. Il tifernate Giuseppe Baldeschi seguì poi il progetto dal punto di vista locale. Mentre il fiorentino Giuseppe Castellucci si occupò invece del caratteristico porticato dorico-toscano, con le colonne in pietra serena, ultimato nel 1905.
Papa Giovanni Paolo II elevò infine il santuario al rango di basilica minore il 6 settembre 1998. Fu il cardinale Achille Silvestrini a dare l’annuncio alla popolazione. La comunità di Frati francescani dell’Immacolata resse il santuario dal 2006 al 2016, mentre nel 2016 il clero diocesano lo riprese in affidamento.
L’apostolo di Canoscio Padre Piccardini, devotissimo di Maria, abbellì la parte esterna in ricordo della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione, ordinando allo scultore Bonanni tre grandi statue in marmo. In queste viene rappresentata la Vergine Immacolata, coronata di 12 stelle d’argento, incastonate su una raggiera dorata. Insieme a lei, i due Arcangeli Gabriele e Michele, ai lati della Vergine.
Statue che giunsero a Canoscio il 12 luglio 1866, collocate davanti alla facciata della chiesa. E che ora sono sistemate nella collina del Calvario, vicino alla grande Croce, nella tomba del Padre Piccardini che morì il 13 febbraio 1893. Il suo corpo fu prima deposto nel vicino cimitero di Sansecondo e poi riportato, con tripudio di popolo, al Santuario il 15 settembre 1895. Per essere seppellito nella collinetta a fianco della chiesa.
Il Cardinale Raffaele Monaco La Valletta, Vicario del Papa Leone XIII, consacrò il Santuario con feste straordinarie nei giorni 6, 7 e 8 settembre 1878. In quella circostanza il Papa donò a Canoscio un prezioso calice e inviò i cantori della Cappella Sistina. Il Cardinale Serafino Vannutelli, inviato sempre da Papa Leone XIII, incoronò con la corona donata dal Capitolato di San Pietro, la Vergine il 16 settembre 1888.
L’8 settembre 1905 l’Arcivescovo di Ferrara il Cardinale Giulio Boschi, in nome del Papa San Pio X, inaugurò la maestosa facciata col nuovo colonnato, ricostruita dopo le distruzioni della guerra del 1944. Su questa ora campeggia la scritta in latino “Virgini immaculatae in coelum assumptae” (Alla Vergine Immacolata Assunta in cielo).
Nella guerra del 1940-1945 infatti il Santuario fu coinvolto pesantemente, in particolare nello scontro di Canoscio tra i tedeschi e le truppe anglo americane del 9 luglio 1944. Una terribile lotta all’arma bianca avvenne perfino dentro la chiesa, con il sangue dei combattenti versato dentro il tempio.
La chiesa venne cannoneggiata, il tetto crollò, le mura in parte si squarciarono e fu molto rovinata. Tuttavia ci fu la difficile opera di ricostruzione, grazie al Vescovo Mons. Filippo Maria Cipriani e a Mons. Luigi Menghi.
Insieme alla ricostruzione materiale si pensò anche a riparare gli spiriti. A questo fine il Vescovo e il Rettore del Santuario organizzarono la “Peregrinatio Mariae“. L’immagine della Madonna Pellegrina venne portata con trionfale letizia in tutte e parrocchie della vasta diocesi, dal 4 settembre 1947 al 6 giugno 1948.
Ancora oggi l’immagine è molto venerata dai fedeli, che la accolgono nei suoi pellegrinaggi con grandi e commoventi manifestazioni di fede e di devozione popolare.
Giovanni Bernardi
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